L’ENIGMA DEL BUGNATO – LA CHIESA DEL GESU NUOVO 17 Giugno 2021 – Posted in: Lo Sapevi che – Tags: , , ,

L’enigma del Bugnato del Gesú Nuovo: l’esoterismo, la maledizione e la musica

Siamo nel centro antico e cuore di Napoli, precisamente in Piazza del Gesù: una delle piazze più suggestive e amate della città, impreziosita da alcuni palazzi gentilizi quali il Liceo Genovesi, la monumentale facciata dell’ex Palazzo Sanseverino sede della Chiesa del Gesû Nuovo e la splendida architettura gotica della Chiesa di Santa Chiara.

La piazza fa da crocevia al Decumano Superiore di Spaccanapoli, denominata appunto del Gesù e si riferisce al tempo della Compagnia religiosa dei Gesuiti che avevano trasformato l’ex Palazzo Sanseverino (da non confondere con la nobile famiglia dei Sansevero di Sangro) preda di una serie di sfortunati eventi (secondo leggende scaramantiche) in una bellissima Chiesa del Seicento napoletano; la Chiesa del Gesù Nuovo era voluta per distinguerla da quella “vecchia” sede della prima e antica Compagnia sorta in zona Nilo.

A colmare lo spazio di Piazza del Gesù vi è la famosa «Guglia dell’Immacolata» eretta nel 1747 ad opera di padre Francesco Pepe, il quale per compiacere il re Carlo di Borbone, organizzò una raccolta fondi tra il popolo per decorare l’obelisco. E’ celebre la leggenda sinistra della Madonna che secondo il popolo, cambierebbe aspetto durante l’arco del giorno, trasformandosi nella personificazione della Morte; frutto d’ innocenti giochi ottici e prospettive insolite notturne che accosterebbero la scultura dell’Immacolata alla figura della Santa Muerte di origine messicana. Gioco di ombre e luci molto particolari.

L’immagine che colpisce l’occhio umano, davvero del tutto eccezionale per un’architettura meridionale accostata all’opera religiosa, è la presenza misteriosa del Bugnato in pietra di Piperno, ovvero delle enigmatiche pietre a punta di diamante che spiccano come borchie acuminate sull’immensa facciata.

La maledizione dei Sanseverino

Il mistero è da ricercare alla base della costruzione di Palazzo Sanseverino, sede della bellissima Chiesa barocca, il cui nome ancora oggi suscita un certo timore; suggestioni della scaramanzia napoletana o di qualcos’altro?

« Novellus de Sancto Lucano Architector Egregius Obsequio Magisquam Salario Principi Salernitano Suo Et Domino Et Benefactori Precipuohas Aedes Editit Anno MDCLXX »

L’incisione in latino collocata sulla facciata della Chiesa del Gesù Nuovo, ci informa del suo autore, l’architetto potentino Novello da San Lucano, del suo committente il Principe di Salerno Roberto Sanseverino e dell’anno della conclusione dei lavori, terminati nel 1470.

Per comprendere l’epoca bisogna dire che nel Rinascimento, in quest’area vennero fatti dei lavori di ristrutturazione, abbattendo degli orti di frutta per dar luogo alla piazza (molto fedele a quella attuale). Fu qui che il Principe di Salerno Roberto Sanseverino, volle erigere la sua dimora nobiliare come simbolo della sua potenza; infatti il Regno di Napoli era logorato da continui conflitti fra Aragonesi e Angioini che avevano sete di conquista e di egemonia per il regno, e Roberto appoggiava Ferrante I di d’Aragona.

Dopo Roberto, il palazzo venne ereditato da suo figlio Antonello che per una serie di contrasti con la Corte Aragonese, subì la confisca dei beni e fu costretto ad evadere da Napoli. E qui entra in scena la maledizione che secondo la scaramanzia partenopea, chi vi dimorava era soggetto a ingenti perdite finanziare, finendo sul lastrico o colpiti da una serie di sfavorevoli disgrazie.

Dopo Antonello vi successe il suo erede, Roberto II che ottenne il perdono del re di Spagna e poté godere di tutte quelle ricchezze, di cui la famiglia ne era stata privata. Lo spettro della maledizione sembrò placarsi, infatti Palazzo Sanseverino rifiorì nel segno della più bella cultura italiana, tra letterati di riguardo tra cui Pietro l’Aretino, Scipione Capece, Antonio Mariconda.

Alla nuova guida del palazzo, succederà Isabella e Ferrante Sanseverino ultimo Principe di Salerno, entrambi appassionati del teatro, della letteratura, della musica e della poesia; i coniugi daranno vita ad un vero circolo culturale di spicco nel panorama europeo, intrattenendo rapporti con le personalità del regno. Figura rilevante, nonché fedele segretario di Ferrante, è Bernardo Tasso, padre del drammaturgo e scrittore Torquato.

Dopo tutta questa bellezza, lo zampino della maledizione ritornò. Durante il viceregno di Don Pedro de Toledo, costui tentava di introdurre a Napoli, la temuta Inquisizione Spagnola; il popolo si levò in una forte sommossa appoggiata da Ferrante che nonostante ebbe impedito la minaccia dell’Inquisizione sulla città, dovette pagare a caro prezzo questo suo atto: gli spagnoli gli confiscarono tutti i suoi beni, obbligandolo all’esilio nel 1552.

Per i Sanseverino, i giorni di gloria e di fama finirono, furono un capitolo chiuso. Sarà compito del re Filippo II di Spagna a vendere il Palazzo alla Compagnia del Gesù per un prezzo ragionevole.

Da stato laico, il palazzo fu dichiarato religioso. Messi in moto i lavori per la nuova costruzione ecclesiastica, ad opera dei padri architetti Giuseppe Valeriano e Pietro Provedi, questi sventrarono tutto il palazzo opulento tralasciarono la facciata in bugnato (per nostra fortuna!)Lo spettro della maledizione tornò in seguito, quando nel 1767 i Gesuiti furono banditi dal Regno di Napoli e la Chiesa passò in mano ai Francescani Riformatori. Ma questi durarono poco, a seguito di continui crolli, parziali incendi, frutto (forse) della maledizione dei Sanseverino? Dopo varie peripezie successero i Gesuiti, che fra vari allontanamenti e ammissioni al regno, vi entrarono in definitiva nel 1900. Oggi l’ex Palazzo Sanseverino (Chiesa del Gesù Nuovo) sembra aver trovato pace, e anche la minaccia della maledizione sembra essersi estinta, ma non certo il suo fascino misterioso.

Esoterismo, magia e musica

La fama sinistra di Palazzo Sanseverino e della sua antica superstizione (secondo le teorie dell’epoca) narra che sia stata scatenata dalla forza energetica sprigionata dalle pietre del bugnato, poste sulla facciata. Alcune di queste pietre recano delle particolari incisioni occulte, provenirti da conoscenze antiche.

Per «Bugnato» si intende una costruzione in pietra stile muraglia, in cui i blocchi di pietra, collocati l’uno accanto all’altro in una sequenza ripetuta, sporgono acuminate a punta di diamante. La lavorazione delle bugne si deve principalmente all’arte secolare dei “Maestri pipernieri” campani, abili esperti della sagomatura della pietra del “Piperno” (detta impropriamente lavica del Vesuvio) durissima da intagliare e scolpire. Con l’utilizzo di questo elemento molto ricercato e indistruttibile, giá impiegato in tarda epoca romana, si costruiva principalmente la pavimentazione delle strade, e anche in Campania, questa pietra era entrata di merito nel quotidiano, sostituendo (in parte) la bella pietra gialla di Tufo dall’anima morbida e dolce.

Nacquero cosi le “Coorporazioni dei Maestri Pipernieri” una specie di confraternita segreta che avevano il compito di trasmettere i loro saperi, dell’arte della pietra tagliata, sotto giuramento ai loro discepoli-apprendisti. Si narra che questi maestri erano anche un pò stregoni. E’ nel Rinascimento che questi “Maste ‘e prete” erano delle figure professionali molto ricercate che sapevano caricare di energia “positiva” le pietre del Piperno (pietra originaria del Lazio)

Un usanza scaramantica molto in voga era quella che riguardava le fondamenta di un palazzo; per augurare la buona sorte alla famiglia proprietaria, si adoperava cementare la “bolla” (evocazione di un cartiglio magico) insieme ad alcune “monete” dell’epoca ( allusione all’obolo per i morti) come riportano alcuni rituali pagani di origine greca, per ingraziarsi i favori degli Dei e dell’oltretomba. E’ la pietra cosa centra? Per scoprirlo bisognerebbe chiederlo ad un vecchio rabdomante, una specie di sensitivo che operava con una forcella di legno, capace di individuare i “luoghi di forza” dove la pietra produceva “sensazionali vibrazioni cosmiche” (magnetismo) già’ impresse da Madre Natura che aveva ‘trattato’ così la pietra. La selce cosi carica di vibrazioni, veniva tagliata e lavorata dai maestri che coltivavano conoscenze magico-esoteriche e iniziati all’arte dell’alchimia; qui si spiega l’utilizzo particolare della pietra a punta di diamante.

Secondo un rituale esoterico, per attirare l’energia positiva e scacciare gli influssi negativi da una dimora, bisognava collocare le bugne con le punte di diamante rivolte all’interno dell’edificio; perché allora sulla facciata del Gesù Nuovo, il bugnato è predisposto all’incontrario, attirando così la mala sorte? Frutto dell’ignoranza dei Maestri Pipernieri? Non di certo visto che erano profondi conoscitori dell’alchimia e dell’esoterismo; una leggenda spiega vi fu il sentore di un complotto: i maestri pipernieri (ipotesi) furono corrotti dai nemici del Principe Sanseverino, intenzionati a vendicarsi sulla sua famiglia e sulle sue ricchezze. Leggenda o meno, in parte spiegherebbe l’esistenza della maledizione.

CuriositàRisale al 2010 la scoperta sensazionale delle note musicali, incise su alcune pietre del bugnato. Grazie agli studi dello storico dell’arte,Vincenzo De Pasquale grande estimatore del rinascimento napoletano e musicofilo, riuscì a decifrare l’enigma irrisolto di quei simboli occulti; l’arcano rivelò uno spartito musicale scritto in lettere aramaiche (sette lettere) da leggere al contrario: partendo dal basso verso l’alto, da destra verso sinistra. Una scoperta rivoluzionaria.

Durante un viaggio in Ungheria nel 2005, il professore De Pasquale mostrò le sue ricerche sui simboli al suo amico musicologo Lòrant Réz, che le trascrisse in successione contraria, applicando la nota Legge di Vitruvio sulla sezione aurea (rapporto tra due segmenti disuguali). De Pasquale insieme alla sua equipe di esperti, fu poi indirizzato da un padre gesuita Csar Dors, esperto della lingua aramaica, che tradusse le lettere di quei simboli, dall’aramaico al latino.

E venne alla luce un capolavoro mai udito: le prime note musicali di una suggestiva composizione intitolata “Enigma” la partitura di un concerto per strumenti a plettro della durata di tre quarti d’ora circa. Un pentagramma evocativo.

Ancora oggi gli studi degli affascinanti simboli, oggi note musicali, proseguono … in quanto possono rivelare diverse chiavi di interpretazioni; tant’è vero che una leggenda narra che è lo stesso spartito (per assonanza) è accostata all’opera l’ “Herr Jesu Christ, dich zu uns wend, BWV 655” di Johann Sebastian Bach, che fu a Napoli anche in veste di massone; ma com’era riuscito a decifrare quei simboli? Tutto ciò resta un’enigma 

 

(Fonte bit.ly/3gxPu1l)