Sukkoth e il Profumo Sacro del Cedro Calabrese 29 Settembre 2023 – Posted in: Articoli della settimana, Lo Sapevi che – Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

Sukkoth 2023: La Festa delle Capanne e il Profumo Sacro del Cedro Calabrese

È la “festa delle capanne” (in lingua ebraica la capanna è detta sukkah) ed è l’ultima delle tre feste del pellegrinaggio, chiamate così perché almeno una volta l’anno ogni ebreo maschio, come prescrive la legge ebraica, aveva l’obbligo di recarsi in pellegrinaggio a Gerusalemme.

La festa di Sukkoth si celebra a partire dal 15 del mese di Tishri, tra settembre e ottobre, e dura sette giorni: quest’anno cade tra la sera del giorno “venerdì 29 settembre fino alla sera del giorno venerdì 6 ottobre!

I primi due giorni vengono celebrati come giorni di festa piena, mentre nei cinque giorni successivi si torna alle attività quotidiane osservando comunque precetti specifici.

Sukkoth nasce da una festa agricola celebrata alla fine della mietitura; infatti, molti riti che caratterizzano ancora questa ricorrenza sono legati alla terra: Dio viene ringraziato per il raccolto e si pronunciano formule propiziatorie per la fecondità del nuovo anno.

Successivamente è diventata una festa per ricordare la vita del popolo ebraico nel deserto, durante il loro viaggio verso la terra di Israele. Anni in cui gli ebrei vissero, appunto, nelle capanne.

In ricordo delle abitazioni precarie in cui il popolo ebraico dimorò nel deserto per quarant’anni, gli ebrei costruiscono nei giardini, nei cortili o sui terrazzi all’aperto delle capanne che assumono un forte valore identitario e di fede.

La sukkah deve avere almeno tre pareti e un tetto fatto con rami d’albero o canne, in modo tale che si crei ombra all’interno ma si possa anche vedere il cielo. La capanna deve lasciare spazio a un legame diretto con Dio e deve essere accogliente come una casa, adornata con ghirlande e ornamenti.

Durante il Sukkoth, la sukkah dovrebbe divenire la residenza fissa, in realtà oggi vi si consumano almeno i pasti, si prega e ci si riunisce tutti assieme. È obbligo mangiare il pane nella capanna la sera del primo e del secondo giorno di festa.

Altro simbolo caratteristico è il lulav: un ramo verde di palma (il ramo che cresce al suo centro) utilizzato durante il Sukkoth. Fa parte di quattro specie (Arbaat Haminim) da tenere in mano durante la preghiera. Le altre tre specie sono i tre rami di hadas (הדס, mirto), i due rami di aravot (ערבה, salice), tenuti insieme alla palma da legamenti vegetali, e l’etrog (אֶתְרוֹג, un frutto di citrus medica, privo di difetti).

L’uso, Minhag, che riguarda il luogo per gli altri rami rispetto al ramo di palma può variare. Nella Torah è descritto l’utilizzo di tali rami:

“Prenderete per voi nel primo giorno un frutto di bell’aspetto, un ramo di palma, rami dell’albero della mortella e rami di salice, e vi rallegrerete davanti al Signore vostro Dio per sette giorni…” (Levitico 23-40[1].)

Tutti i giorni della festa gli ebrei devono prendere il cedro nella mano sinistra e il lulav nella mano destra e agitarli secondo un preciso rituale. La festa di Sukkoth è un rito gioioso in cui si respira un clima di grande allegria. Si mangia insieme, hanno luogo canti, giochi e danze popolari.

A questo punto si rende necessario “raccontare” del perchè numerosi rabbini si danno appuntamento nei mesi estivi proprio in Calabria…e quindi argomenteremo del frutto per eccellenza calabrese, il Cedro, definito il ““sacro agrume”!

Il Cedro esclusiva calabrese… considerato “frutto sacro” dagli ebrei di tutto il mondo

Un frutto che cresce sul litorale tirrenico, tra Cetraro, passando da Diamante fino a Santa Maria del Cedro, un tratto di ben 35 km. Ciò che rende il cedro così prezioso, è che solo qui trova il terreno e il micro-clima adatto per poter crescere e sviluppare il suo profumo, le sue proprietà antiossidanti.

Perché si chiama cedro?

Il nome cedro, derivato dalla volgarizzazione del termine latino citrus è, però, ambiguo in quanto coincide con la traduzione di cedrus, nome dato alla conifera (i famosi cedri del Libano che fornirono il legno per tante imbarcazioni nel mondo antico)

Da aprile a giugno, quando esplode la fioritura, bianca con i contorni violacei, il visitatore viene conquistato dalla suggestione del luogo. Lungo i filari di piante si sprigiona un odore particolare, insieme dolce e agre, che ti si infila nelle narici e resta nella testa.

Un profumo di sacro celebrato dai poeti di ogni epoca, come questo racconto di Grazia Deledda:

Il cedro del Libano
E’ una pianta che dura migliaia di anni.
Anzi è precisamente al suo centesimo anno di età che fiorisce per la prima volta.
lo non conosco questo fiore: non ne ho mai visti: ma deve essere bello e grande come una bandiera azzurra.
Dicono che sulle colline di Gerusalemme, ancora esiste un cedro sotto il quale andava Gesù coi suoi discepoli, nelle notti lunari di estate.
Sempre vibrante della vita degli uccelli, ha, con essi, una voce in coro.
Il fruscio dei suoi rami, e un mormorio che freme anche quando non c’è vento, anll’anziano la sua presenza, come il respiro di un essere vivente.
La pioggia dei suoi aghi secchi, della stagione propizia, è diversa dalla caduta delle altre foglie: non ha nulla di triste, e riveste la terra, intorno, con un’ombra violacea
vellutata.
E il suo lottare col vento, nelle giornate di tramontana, ha l’agilità e la sana letizia dei fanciulli che giocano con la neve o dei giovinetti che s’ubriacano di moto sulle cime alpine.
E se romba il libeccio, l’albero intona una sinfonia accorata; racconta le leggende della foresta. 

Il frutto – ci spiegano i contadini – non ama il freddo e per maturare ha bisogno di temperature miti, al riparo da venti forti o sciroccosi e da gelate. È per questo che un tempo, le coltivazioni si proteggevano con le canne, oggi sostituite dalle reti.

L’albero di cedro, presente soltanto nell’Antico Testamento, ricorre 52 volte al singolare: “Il giusto fiorirà come palma e crescerà come cedro” (cfr. Sal 92) e 25 volte al plurale: “Pianterò cedri nel deserto” (cfr. Is 14,19), quindi in totale 77 volte! Nella Bibbia il cedro del Libano è citato più volte a simboleggiare la nobiltà, la regalità e la forza. Dopo l’incenso è l’albero più citato nella Bibbia!

Per la religione ebraica, è il frutto più prezioso, i cedri kosher o kasher (cioè adatti, secondo le prescrizioni bibliche della Torah e rispondenti a precise caratteristiche e regole già dalla coltivazione) sono un elemento indispensabile della Festa di Sukkot, la Festa delle Capanne o dei Tabernacoli della tradizione ebraica.

Per questo motivo, ogni anno tra agosto e ottobre, i rabbini di tutto il mondo si ritrovano a Santa Maria del Cedro, per acquistare i frutti che servono a celebrare il rito. Insieme ai contadini del posto selezionano uno ad uno i cedri migliori per la festa delle Capanne (Sukkoth).

La Calabria dei contadini delle mani callose, delle comunità greco-ortodosse e dei santuari cristiani che si specchiano nel mare si scopre ancora più multiculturale. Crocevia di popoli e culture. Culture diverse che nei secoli hanno trovato su questo nostro terreno un humus fecondo. Sembrerebbe, infatti, che a introdurre questa coltivazione siano stati proprio gli ebrei ellenizzati durante le loro migrazioni.

La qualità più pregiata– il liscio di diamante– fiorì proprio alle foci del fiume Abatemarco, dopo la caduta di Gerusalemme.

Secondo un’antica tradizione israelita fu Dio stesso a indicare a Mosè, durante l’esodo del popolo ebraico verso la Terra Promessa, il cedro (etròg) come una delle quattro piante da utilizzare in occasione della celebrazione religiosa dei Tabernacoli o delle Capanne.

Oltre al mondo ebraico, la raccolta è destinata alle aziende di trasformazione locali e il frutto viene impiegato per la produzione di liquori, creme, confetture, dolci, gelati, sorbetti. Il Consorzio regionale del cedro di Calabria – afferma il presidente Angelo Adduci – per la qualità liscia diamante ha di recente richiesto la Denominazione di origine protetta (Dop) di Santa Maria del Cedro.

Il cedro è anche apprezzato per le caratteristiche organolettiche che ne fanno un agrume dalle particolari proprietà antiossidanti. Un potente alleato contro l’invecchiamento e per il benessere fisico le cui caratteristiche in ambito farmaceutico erano già note all’autorevole scuola medica salernitana tra l’XI e il XII secolo.

 

Nel giardino silente, il cedro eretto

Con foglie verdi, al cielo protetto.

Nobile albero, maestoso e antico,

Nel verde suo manto, un re nel recinto.

Le sue radici, profonde e robuste,

Affondano nel suolo, salde e giuste.

Rami possenti, verso il sole si protendono,

Mentre il vento tra le foglie sussurra e intona.

Il profumo dei suoi frutti, dolce e intenso,

Riempie l’aria di un aroma immenso.

Cedro, simbolo di forza e saggezza, Nella natura, una suprema bellezza.

Così, nell’ombra fresca del cedro ombroso,

Trovo rifugio e pace, dolce riposo. Nella sua presenza, mi sento sereno,

Ode al cedro, albero sovrano e supremo.

(FC Frammenti)

Curiosità

Il cedro del Libano e il cedro calabrese sono due specie di alberi che differiscono per origine geografica, caratteristiche e impieghi.

Il cedro del Libano, scientificamente noto come Cedrus libani, è un albero originario delle montagne del Libano e di alcune regioni circostanti. È noto per la sua imponente bellezza e la sua storia millenaria. Il legno del cedro del Libano è stato utilizzato per costruire edifici antichi e navi, ed è anche un simbolo importante nella cultura libanese.

Il cedro calabrese, al contrario, è il nome comune di un albero noto come Cedrus brevifolia o Cedrus libani subsp. brevifolia, ed è originario delle montagne della Calabria, in Italia. Questa sottospecie di cedro è più piccola e ha foglie più corte rispetto al cedro del Libano.

Entrambe le specie sono apprezzate per il loro legno pregiato e sono state a lungo utilizzate per scopi artigianali e industriali. Tuttavia, il cedro calabrese è meno conosciuto rispetto al cedro del Libano, che ha una storia e un valore culturali più ampi.

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