Mettere ‘o Ppepe ‘nculo ‘a Zoccola 9 Aprile 2024 – Posted in: Modi di dire – Tags: , ,

Mettere ‘o ppepe ‘nculo ‘a zoccola

“Le guerre di parole sono inutili e controproducenti. Non portano a niente, aizzano gli animi, creano fraintendimenti e intestardiscono gli interlocutori.” (cit. Filippo Aloisi)

Mettere ‘o ppepe ‘nculo ‘a zoccola” è una di quelle espressioni dialettali, di quei modi di dire, pieni di curiosità e cose da scoprire.

Questo modo di dire napoletano è utilizzato in senso figurato e vuol dire istigare e mettere gli uni contro gli altri. Insomma, qualcosa che ha un significato del tutto diverso rispetto alla sua traduzione letterale: “mettere del pepe nel culo di un ratto”.

Questa espressione che viene usata per mettere in luce il comportamento poco corretto di chi ama attizzare il fuoco di una discussione, di una contesa e che prova piacere nel vedere due o più persone litigare tra di loro e allora le istiga.

Questa espressione così colorita e dal significato ben preciso ha una sua origine curiosissima che deriva dai tempi in cui i marinai napoletani e non solcavano i mari su navi mercantili e da guerra: su di esse oltre alle merci spesso era possibile trovare grandi topi.

Questi roditori potevano fare danni alle merci e portare malattie e così si era escogitato un metodo stranissimo ma davvero efficace per farli fuori, che al contempo portava anche un passatempo nella monotonia del viaggio.

Nello specifico cosa succedeva allora: alcuni marinai catturavano alcuni esemplari di topo e dopo averli immobilizzati introducevano un pugno di pepe nel loro ano, poi stando attenti liberavano le bestie.

Gli animali resi furiosi dal dolore attaccavano i loro stessi simili e così al termine degli scontri ai marinai non restava che pulire la coperta dalle vittime: così ci si liberava dei topi per un po’ di tempo.

Dopo aver ascoltato questo cruento metodo di disinfestazione è possibile capire perché oggi si dice “mettere ‘o ppepe ‘nculo ‘a zoccola” quando si vuole intendere l’azione di sobillare e istigare le persone l’una contro l’altra per il solo gusto di vederle litigare.

“Non ho voluto immischiarmi e li ho lasciati litigare in santa pace” (cit. anonimo)

Aneddoto:

Al bar sotto casa:

Michele e Antonio, due amici storici, sorseggiavano il loro caffè mattutino al bar sotto casa. La tranquillità del momento fu bruscamente interrotta dall’arrivo di Carmine, noto in paese per la sua indole polemica.

Carmine, con fare arrogante, iniziò a discutere animatamente con il barista, accusandolo di avergli servito un caffè troppo lungo. La discussione degenerò rapidamente, con toni accesi e insulti reciproci.

Michele, osservando la scena, sbuffò e commentò con Antonio: “Ma che sta facendo ‘sto cretino? Vuole mettere ‘o ppepe ‘nculo ‘a zoccola?”. Antonio annuì con disappunto, consapevole che la situazione sarebbe presto sfuggita di mano.

Fortunatamente, un altro avventore intervenne, placando gli animi e riportando la pace nel bar. L’aneddoto illustra perfettamente come l’espressione “Mettere ‘o ppepe ‘nculo ‘a zoccola” venga utilizzata per descrivere il comportamento di chi ama attizzare il fuoco di una discussione, con il solo scopo di creare discordia e tensione.

Varianti in altri dialetti italiani:

L’espressione “Mettere ‘o ppepe ‘nculo ‘a zoccola” è un modo di dire tipicamente napoletano, ma esistono diverse varianti in altri dialetti italiani:

  • Roma: “Mettere er peperoncino ‘n culo ar sorcio”
  • Firenze: “Mettere il pepe nel culo al gatto”
  • Milano: “Mettere el pèper in del cul del ratt”
  • Venezia: “Mettere el pepe in culo al sorcio”
  • Bologna: “Mèttere al pévar in dal cûl dal rat”

Come si può notare, la traduzione letterale dell’espressione napoletana varia leggermente da dialetto a dialetto, ma il significato rimane sostanzialmente lo stesso: istigare e mettere gli uni contro gli altri.

Conclusione

L’espressione “Mettere ‘o ppepe ‘nculo ‘a zoccola” è un modo di dire colorito e ricco di storia, che rappresenta un esempio di come la lingua italiana sia ricca di sfumature e varianti regionali.

L’utilizzo di questa espressione, in qualsiasi forma dialettale, dovrebbe essere evitato, in quanto non favorisce la comunicazione costruttiva e pacifica.

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