La Parolacce a…Tavola! 26 Settembre 2023 – Posted in: Articoli della settimana, Lo Sapevi che, Parole – Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

Parolacce e tavola: quando si incontrano…

“Il cibo e il sesso sono le prime necessità dell’uomo. Il terzo è il fumo, ma non parliamone adesso.” (cit. Andy Warhol)

Esiste un legame indissolubile tra il cibo, la tavola e le parolacce cerchiamo di esplorare a fondo questo legame tenendo presente che in circa il 10% dei nomi e delle parolacce legate al sesso esiste un riferimento vegetale.

Iniziamo col definire turpilòquio s. m. [dal lat. turpiloquium, comp. di turpis «turpe» e loqui «parlare»]. – Il parlare con un linguaggio osceno, triviale, sboccato, o comunque contrario alla decenza…

Vediamo però quando le parolacce diventano cibo e danno vita a piatti tradizionali di sicuro gusto e dubbia origine gergale:

  • Il cazzimperio: è una salsa fatta con olio d’oliva, sale e pepe, in cui si possono intingere ortaggi crudi come sedano, carote e carciofi. Conosciuta anche come pinzimonio, il termine “cazzimperio” deriva da “cazza”, che significa mestolo e potrebbe essere una delle possibili etimologie del termine “cazzo”.
  • I cazzilli di patate: I cazzilli vengono chiamati in questo modo poiché la loro forma è decisamente fallica. Sono delle crocchette preparate con purea di patate bollite e schiacciate, condite con sale, pepe, prezzemolo, foglioline di mentuccia fresca e un po’ d’aglio tritato. L’impasto viene fritto.
  • Gli spaghetti alla puttanesca: detti anche spaghetti olive e capperi sono un piatto napoletano che si prepara con passata di pomodoro, olive di Gaeta, origano e capperi. Si pensa che l’origine del nome, sia legato alla semplicità e alla povertà del piatto, forse diffuso in passato nei bordelli.
  • I bigoli: il termine “bigoli” è usato per indicare il membro virile e sono un tipo di pasta appena fatta. I bigoli devono il loro nome alla consistenza appiccicosa dell’impasto, che è composto da farina, uova e acqua.
  • Il cazzomarro: è un involtino pugliese che contiene interiora di animale.
  • I cazzetti d’angelo: sono una pasta che ha una forma leggermente fallica e che fa la parodia dei capelli d’angelo.
  • Il brandacujun: un piatto tradizionale della cucina ligure che combina patate e stoccafisso. Sembra che questa espressione si riferisca all’atto noioso di mantecare il pesce, un processo che “brandava i cujun” ovvero scuoteva i maroni.
  • Il pollo cusutu ‘ncululo: ovvero il pollo cucito in culo, un piatto tipico leccese che prevede di imbottire il pollo e di cucire poi lo sfintere per non far fuoriuscire il ripieno.

“Il cibo può essere il sostituto del sesso. Quando non hai un rapporto sessuale, il cibo ti offre un’esperienza sensoriale simile.” (cit. Ruth Westheimer)

Continuando questa esplorazione possiamo vedere i coglioni di mulo e le palle di nonno: entrambi insaccati, la zizzona di Battipaglia che è una mozzarella di bufala estremamente gustosa e succosa chiamata così non sono per la sua forma ma anche per il copioso latte che lascia fuoriuscire quando la si mangia.

Le parolacce e i termini scurrili, quindi come possiamo vedere, sono da sempre legati alla tavola e al nostro modo di parlare del cibo ed è per questo che chi credeva che l’esplorazione fosse finita qui si sbaglia davvero di grosso, continuiamo allora la nostra esplorazione delle parolacce legate alla tavola:

  • Le tette di vergine: un dolce tradizionale agrigentino preparato con pasta frolla e un ripieno di crema di latte, cioccolato e cannella. Le tette di vergine devono il nome al martirio di Sant’Agata che fu imprigionata e le vennero strappati i seni con delle tenaglie, motivo per cui spesso viene raffigurata con i seni recisi posati su un piatto.
  • Le sise delle monache: è un dessert composto da due strati di pan di spagna farciti con crema pasticcera. Sono chiamati “sise delle monache” a causa della loro forma che ricorda i seni.

E se la curiosità delle parolacce legate alla tavola non dovesse essere stata ancora esaurita possiamo dire che esistono anche dei nomi legati alla frutta che prendono origine da espressioni volgari come:

  • Le poppe di venere: una pesca italiana davvero grande e tondeggiante e con una punta sulla parte inferiore che assomiglia a un capezzolo.
  • Bastarduna: un nome diverso di chiamare i fichi d’india.

“Il sesso è come la pizza: anche quando è cattivo, è comunque abbastanza buono.” (cit. Mel Brooks)

Chiudiamo con una curiosità

Perchè le bottiglie di vino sono da 750ml?

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