Tene ‘a povere ncopp’ ‘e recchie: un’espressione offensiva. 6 Maggio 2024 – Posted in: Modi di dire – Tags: , , , , , , , , , , , ,

Tene ‘a povere ncopp’ ‘e recchie

Nel cuore della vibrante Napoli, esiste un modo di apostrofare gli omosessuali che risale ai tempi degli antichi Conquistadores spagnoli e dei loro incontri con gli Inca nelle Americhe.

Questo modo di dire è davvero curioso e mostra la capacità italiana di acquisire conoscenza e trasformare tutto in motteggio e dileggio. Scopriamo allora insieme questa curiosità, non troppo carina a dire il vero.

“Nel dialetto si cela l’essenza della cultura popolare, il tesoro linguistico tramandato di generazione in generazione.” (cit. Dacia Maraini)

Il detto in questione è Tene ‘a povere ncopp’ ‘e recchie, un’espressione altamente offensiva utilizzata per apostrofare un gay. Ma qual è l’insolita connessione tra questa frase e l’epoca dei Conquistadores?

L’origine di questo modo di dire affonda le sue radici nel passato, quando gli spagnoli fecero il loro ingresso nelle Americhe e si scontrarono con la ricca cultura degli Inca.

Gli Inca, antichi sovrani dell’America meridionale, adottavano una pratica unica per distinguersi dalla massa: i loro capi venivano evirati per evitare di cedere ai piaceri carnali.

In seguito a questa pratica, per sottolineare il loro status, gli Inca adornavano le loro orecchie con una polvere dorata, creando un’immagine distintiva e imponente.

“Parlare in dialetto è come danzare con le parole, un modo di esprimersi che va oltre la lingua standard.” (cit. Giovanni Verga)

Napoli…

Tornando a Napoli, la suggestione di questa tradizione si è fusa con l’atteggiamento dei napoletani, che hanno adottato il detto Tene ‘a povere ncopp’ ‘e recchie per apostrofare coloro che mostrano comportamenti ritenuti effeminati.

È affascinante notare come un’usanza antica e unica come quella degli Inca abbia attraversato continenti e epoche per intrecciarsi con la lingua e la cultura napoletane.

Questo modo di dire, sebbene radicato nella storia, suscita interrogativi sulla sua persistenza e applicazione nella società contemporanea.

Come la lingua e le espressioni culturali si evolvono nel corso del tempo, ci si può chiedere se è giunto il momento di rivalutare e abbandonare modi di dire che possono essere percepite come discriminatorie.

“Il dialetto è il colore locale della lingua, la sfumatura che rende unica ogni regione.” (cit. Italo Calvino)

Riflettendo su questa curiosa intersezione tra storia antica e linguaggio moderno, emerge una domanda: quanto influenzano le tradizioni del passato le dinamiche sociali attuali?

Forse è giunto il momento di esplorare e comprendere meglio queste connessioni per costruire una società più inclusiva e consapevole.

Ecco che dietro ogni modo di dire si cela una storia intrigante, e Tene ‘a povere ncopp’ ‘e recchie non fa eccezione.

Esplorare le radici di queste espressioni ci permette di viaggiare nel tempo e di comprendere come antiche tradizioni possano ancora influenzare la nostra vita quotidiana.

Condividete le vostre riflessioni!

Avete mai sentito questa espressione? Conoscete altri modi di dire offensivi legati all’orientamento sessuale? Cosa ne pensate della sua persistenza nella società odierna?

Credete che sia giunto il momento di rivalutare e abbandonare questo tipo di linguaggio?

Invito tutti a condividere le proprie opinioni e ad aprire un dialogo costruttivo su questo tema importante. Insieme, possiamo contribuire a creare una società più inclusiva e rispettosa della diversità.

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Insieme, possiamo fare la differenza!

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