Le Radici Profonde del Conflitto Israelo-Palestinese 3 Novembre 2023 – Posted in: Lo Sapevi che – Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

Una Storia Complessa e Intraprendente

Il conflitto israelo-palestinese è un’epica narrazione di due popoli che rivendicano la stessa terra, una storia che affonda le radici nei meandri della storia millenaria.

Un conflitto nato da una questione apparentemente semplice, ma che si è evoluto in una complessa lotta per la supremazia territoriale.

Questa storia non è solo quella di un secolo, ma di millenni di passato condiviso, conflitti, cambiamenti di potere e rinascite. La Palestina, il fulcro di questo conflitto, fu il luogo di nascita del popolo ebraico nel primo millennio a.C.

Un legame profondo con questa terra ha segnato l’identità ebraica attraverso i secoli. Tuttavia, la storia è complessa e sfaccettata, con i popoli che si sono alternati nel controllo della regione, inclusi gli Arabi e gli Ottomani.

Il sionismo, un movimento nato alla fine dell’Ottocento, ha rivitalizzato l’aspirazione di creare uno Stato ebraico in Palestina. Ma questo ha presentato un dilemma: la Palestina era già abitata da un altro popolo.

La Prima Guerra Mondiale

La Prima Guerra Mondiale portò nuovi cambiamenti, con l’Impero Ottomano sconfitto e la Palestina sotto il mandato britannico. Gli inglesi fecero promesse a entrambe le parti, ma non riuscirono a rispettarle pienamente.

La Shoah durante la Seconda Guerra Mondiale spinse molte comunità ebraiche europee a sostenere il sionismo e a cercare rifugio in Palestina. Il conflitto tra ebrei e arabi si acuì, culminando nella creazione dello Stato di Israele nel 1948.

Questa nascita fu accompagnata da una guerra tra le forze israeliane e le milizie arabe, con esiti tragici per la popolazione palestinese, costretta a lasciare le proprie terre in ciò che loro chiamano la Nakba.

Durante tale conflitto, più di 700.000 arabi palestinesi abbandonarono città e villaggi o ne furono espulsi, e, successivamente, si videro rifiutare ogni loro diritto al ritorno nelle proprie terre, sia durante sia al termine del conflitto.

La proporzione fra i palestinesi che erano fuggiti o che furono cacciati, le cause e le responsabilità dell’esodo, il suo carattere accidentale o intenzionale, come pure il diniego, dopo la cessazione dei combattimenti, del diritto al ritorno degli abitanti arabo-palestinesi (musulmani e cristiani), sono un soggetto fortemente dibattuto sia da parte degli studiosi della questione israelo-palestinese, sia da parte degli storici specialisti degli eventi di tale periodo.

Questo esodo è anche all’origine del successivo problema dei rifugiati palestinesi, che costituisce uno dei contenziosi più difficili da risolvere del più ampio conflitto arabo-israeliano e del conflitto israelo-palestinese. I rifugiati palestinesi e i loro discendenti registrati dall’UNRWA erano 5.149.742 nel 2015, distribuiti in Giordania, Striscia di Gaza, Cisgiordania, Siria e Libano; di questi molti risiedevano nei campi-profughi palestinesi.

Profughi palestinesi durante l’esodo del 1948.

Le Guerre Successive

Le guerre arabo-israeliane successive, tra cui la Guerra dei Sei Giorni del 1967, portarono all’occupazione israeliana di territori come Gerusalemme Est, la Cisgiordania, la Striscia di Gaza e le alture del Golan.

Pochi anni dopo, nei territori occupati iniziò la costruzione di insediamenti israeliani, che nel corso degli anni sono diventati sempre più numerosi.

Territori occupati dopo la Guerra dei sei giorni.

La popolazione palestinese perse fiducia negli Stati arabi e si propose di condurre in prima persona la lotta contro gli israeliani, sotto la guida dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina e del suo leader Yasser Arafat.

Inoltre, tra la fine degli anni ’70 e gli anni ‘80 cambiò nuovamente lo scenario internazionale. L’Egitto firmò un accordo di pace con Israele, riottenendo il Sinai, e rinunciò definitivamente alla Striscia di Gaza. Nel 1988, il governo giordano rinunciò alla Cisgiordania, auspicando che potesse diventare sede di uno Stato palestinese se Israele si fosse ritirato. Da allora, Cisgiordania e Gaza sono considerati territori palestinesi.

Il fallimento del processo di pace

Grazie a questi cambiamenti, negli anni ’90 iniziò un promettente processo di pace. Nel 1993 Arafat e il premier israeliano Yitzhak Rabin sottoscrissero un accordo con il quale Israele e l’Olp si riconoscevano reciprocamente.

Lo Stato ebraico, inoltre, cedette alla sua controparte il controllo di alcuni settori della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, con l’obiettivo di giungere alla creazione di uno Stato palestinese.

L’accordo, però, non affrontava le questioni più spinose, tra le quali lo status di Gerusalemme, che entrambi rivendicano come capitale; gli insediamenti israeliani in Cisgiordania, dei quali i palestinesi chiedono la rimozione; il ritorno in Israele dei profughi palestinesi espulsi nel 1948.

Non a caso, il processo di pace è fallito e lo Stato palestinese non è stato costituito, sebbene sia stata fondata un’Autorità nazionale palestinese per amministrare i territori ceduti da Israele.

Il conflitto ha assunto la forma di una guerra asimmetrica, combattuta tra un esercito regolare da una parte e milizie armate dall’altra. La pace appare quanto mai lontana.

Tuttavia, le questioni chiave, come lo status di Gerusalemme e il destino dei profughi palestinesi, rimasero irrisolte. Il processo di pace collassò, aprendo la strada a una guerra asimmetrica.

Il conflitto ha assunto la forma di una guerra asimmetrica, combattuta tra un esercito regolare da una parte e milizie armate dall’altra. La pace appare quanto mai lontana.

Il ruolo della religione e la dimensione internazionale 

Questo conflitto, in definitiva, non è solo una questione di territorio, ma coinvolge questioni religiose, storiche e geopolitiche. Le capitali del mondo sono coinvolte, con entrambe le parti che cercano il sostegno internazionale.

Il risultato è un conflitto che va oltre i confini fisici, radicato nelle profondità della storia e della complessa convivenza di due popoli con un passato condiviso e un futuro incerto.

Il conflitto israelo-palestinese continua a sfidare il mondo, ma la sua comprensione approfondita è essenziale per cercare una soluzione pacifica.

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