La protezione del MALA 5 Luglio 2023 – Posted in: Lo Sapevi che, Parole – Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

Il MALA

Vi è mai capitato di vedere al collo o al polso delle persone una collana con un pennacchio di filo finale? Può essere fatto di diversi materiali e termina sempre con un ciuffo di filo colorato.

Il mālā, noto anche come mala, è un potente e affascinante strumento utilizzato nella pratica della meditazione. Si tratta di un rosario meditativo utilizzato per tenere il conto dei mantra durante la meditazione, ma ha anche un significato sacro e può diventare un oggetto di famiglia prezioso.

In questo articolo, ti forniremo una panoramica sulla storia del mala, la sua origine, la sua costruzione e come puoi scegliere quello più adatto a te.

Cos’è un Mala?

La parola mālā (occidentalizzata “mala”) deriva dal sanscrito e significa letteralmente corona o ghirlanda. Nella lingua sanscrita il sostantivo è femminile, ma in italiano, per maggiore comodità e fluidità, può essere usato anche al maschile (il mala).

Il mala è anche chiamato japa mala, in virtù del fatto che viene utilizzato per praticare la meditazione japa o anche l’ajapa japa, una forma di meditazione trascendentale che prevede la ripetizione di un mantra per un determinato numero di volte – molto spesso questo numero è 108, cifra che ha una valenza sacra in molte tradizioni spirituali orientali.

E’ anche definito “conta preghiere” perché viene utilizzato per la recitazione dei mantra, preghiere che vengono ripetute più volte utilizzando proprio i singoli grani per contarli.

In sanscrito significa “la ghirlanda utilizzata per sussurrare preghiere” e viene utilizzata di frequente nelle religioni buddista e induista, da più di 6000 anni.

È davvero un oggetto antico e caricato di energie forti. L’intenzione che immettiamo nel momento dell’utilizzo, lo carica di grande forza e potenza.

L’importanza del numero 108

Shiva e Shakti
Gli dei Shiva e Shakti, rappresentazione del maschile e femminile

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come appena accennato il numero di grani in un mala, ovvero 108, non è casuale.

Questo numero è considerato particolarmente significativo nell’induismo, nel buddismo e nella tradizione yogica. Si tratta di una cifra che ricorre in molti aspetti culturali, religiosi e spirituali dei popoli dell’Asia centrale e orientale.

Ecco alcuni esempi:

  • Significato dell’esistenza: rinomati matematici della cultura vedica consideravano il 108 come il numero della totalità dell’esistenza. Astronomicamente, esistono 27 costellazioni nella nostra galassia e ognuna ha 4 direzioni. 27 x 4 = 108. In altre parole, il numero 108 copre l’intera galassia.
  • Astronomia: la distanza tra la Terra e il Sole è 108 volte il diametro del Sole. La distanza tra la Terra e la Luna è 108 volte il diametro della Luna. Il diametro del Sole è 108 volte il diametro della Terra.
  • Nadi e chakra: sono 108 le nadi del nostro corpo che convergono per formare il chakra del cuore. Una di queste, sushumna, conduce al chakra della corona e si dice che sia il percorso verso l’autorealizzazione.
  • Meditazione: si ritiene che esistano 108 diversi tipi di meditazione.
  • Buddismo: nel buddismo, si dice che ci siano 108 desideri terreni nei mortali, 108 bugie raccontate dagli umani e 108 delusioni umane.
  • Alfabeto: l’alfabeto sanscrito ha 54 lettere. Ogni lettera ha un’energia maschile (Shiva) e femminile (Shakti). 54 X 2 = 108

Il numero 108 può anche essere scorporato per analizzare singolarmente i numeri che lo compongono:

  • 1bindu, il punto iniziale della creazione.
  • 0sunyata, il vuoto, lo stato che ci libera dall’infinito ciclo di reincarnazioni.
  • 8ananta, il simbolo dell’infinito.

Origini e Storia

I mala sono strumenti originari dell’India e risalgono all’ottavo secolo a.C. Tuttavia, il loro utilizzo si è largamente diffuso nell’Asia centrale e orientale, venendo ben presto adottato dalle religioni induista e buddista e dando origine a diversi tipi di mala. Anche il rosario cristiano, che ci è sicuramente più famigliare, è un tipo di mala.

Intorno all’VIII secolo a.C. gli antichi veggenti dell’India iniziarono a usare i grani come ausilio nella meditazione e nelle preghiere. Con la pratica dell’autoconsapevolezza e il desiderio di cercare una conoscenza superiore, i grani nel tempo divennero conosciuti come “perle di preghiera” o “perle mala”.

Un testo del IV secolo a.C. noto come Mokugenji Sutra racconta la storia di un re di nome Haruri che cercò l’insegnamento di Siddhartha Gautama per apprendere come la saggezza del buddismo potesse essere condivisa con il suo popolo.

Secondo il Sutra, il Buddha gli rispose:

Re, se vuoi eliminare i desideri terreni e porre fine alla sofferenza, crea un filo circolare di 108 grani fatti con i semi dell’albero Mokugenji. Tienilo sempre con te. Recita “Namu Buddha – Namu Dharma – Namu Sangha”. Conta una perlina ad ogni ripetizione.

Il mantra sanscrito menzionato in questo Sutra può essere tradotto come “devozione al risveglio (o illuminazione), devozione al giusto modo di vivere, devozione alla comunità (o tutti gli esseri).”

Fu dal Mokugenji Sutra che ebbe origine l’usanza di inanellare 108 grani in un mala.

Com’è fatto un mala

anatomia di un mala

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I mala sono composti da:

  • 108 grani: i grani sono le perle che compongono la collana del mala e vengono tradizionalmente annodati a mano uno ad uno, di modo da rendere la collana particolarmente resistente. Il diametro dei grani è variabile, ma di solito è tra i 6 e gli 8 millimetri.
  • Una pietra meru: la pietra meru, o guru, è la pietra più grande del mala, posta alla sua estremità inferiore, e non è inclusa nel conteggio dei 108 mantra. Lo scopo della pietra meru è quello di segnalare al praticante che il conteggio è terminato. Simboleggia la relazione tra studente e guru e deve essere rispettata – infatti, tradizionalmente non si passa mai sopra la meru, bensì la si usa per girare il mala e ricominciare il conteggio (lo vedremo nel paragrafo su come usare il mala).
  • Una nappa: la nappa è il grappolo di fili che si trova nella parte inferiore del mala, di solito sotto la pietra meru. La sua lunghezza è variabile. Ogni filo della nappa rappresenta la nostra connessione con il divino e con l’universo.

Come si sceglie il mala giusto

Materiali

Tradizionalmente, i mala sono fatti con grani di legno di sandalo, rudraksha o semi di tulsi. Tuttavia, in Occidente, è possibile utilizzare anche pietre preziose con proprietà energetiche. Il filo del mala può essere realizzato con qualsiasi materiale resistente.

Si trovano diverse tipologie di mala. Se la forma e la struttura del mala è sempre la stessa, cambiano i materiali e i colori di cui è fatto. Possiamo trovarlo di pietra, di osso, di legno o anche di semi. Ogni materiale ha delle sue caratteristiche e conoscendone le proprietà si può già effettuare una prima scelta.

  • Pietra: conferisce resistenza, soprattutto in momento in cui non si è fermi nelle proprie posizioni
  • Osso: dona stabilità, crea le basi per costruire e rinforza la volontà, ricordandoci l’impermanenza delle situazioni attorno a noi
  • Legno: vibra con le durezze al nostro interno e ci ricorda di essere più flessibili e adattabili
  • Semi: sono il richiamo all’origine, racchiudono la forza primordiale della vita e danno vita a nuovi momenti, nuove ere.

Quando si acquista un mala, è importante contarne i grani: se sono 108 è indice che il fornitore è serio e affidabile. Possibilmente dovrebbe esserci un nodo tra una perla e l’altra: se dovesse rompersi, non finiranno tutte disperse.

Come si usa un Mala

Per utilizzare un mala, tienilo con una mano e fai scorrere i grani tra le dita. Puoi iniziare a recitare il tuo mantra mentre muovi le dita su ogni grano. Quando raggiungi la pietra meru, puoi terminare la meditazione o girare il mala e ricominciare nella direzione opposta.

Durante la recitazione del mantra si tiene nella mano destra, passando ogni singolo grano tra il pollice e il medio. Non si usa, per tradizione, l’indice, considerato come il dito che rappresenta l’ego. È una delle tecniche di meditazione più forti che ha un effetto energetico sul corpo.

Ripetere un Mantra

Il mantra è una parola o una frase ripetuta più volte per aiutare a mantenere la concentrazione e rafforzare il concetto che si sta esprimendo. Ciò che fa la differenza è l’intenzione e le azioni positive con cui riempiamo la mente.

Quali mantra utilizzare? Possono essere semplici parole ripetute come amore, accettazione, forza, felicità, gioia oppure ancora frasi come “Io sono felice” o “Io accetto me stesso”, in base a ciò su cui abbiamo bisogno di migliorare.

Esistono anche frasi in sanscrito, la lingua originale. Qualche esempio: “Ohm shanti, shanti, shanti” che simboleggia la pace per tutte le persone oppure “Om Namah Shivaya” che significa onoro la divinità che è in me.

Altre curiosità

Qual è la connessione tra il rosario cristiano e il mala?

Il rosario cristiano e il mala sono entrambi strumenti di preghiera utilizzati in diverse religioni. Entrambi consistono in una serie di perle o nodi che vengono contati mentre si recita una preghiera o un mantra.

Quali sono le differenze tra il rosario cristiano e il mala buddhista?

Il Rosario cristiano e il Mala buddhista sono entrambi strumenti di preghiera utilizzati nelle rispettive religioni. Tuttavia, ci sono alcune differenze tra i due:
  1. Numero di perle: Il Rosario cristiano ha 59 perle, mentre il Mala buddhista può avere 108 o 27 perle.
  2. Scopo: Il Rosario cristiano è utilizzato per pregare la Vergine Maria e meditare sui misteri della vita di Gesù. Il Mala buddhista, d’altra parte, è utilizzato per contare il numero di mantra recitati durante la meditazione.
  3. Materiale: Il Rosario cristiano è spesso fatto di perle di vetro o di legno, mentre il Mala buddhista è fatto di perle di legno, pietre o semi.
  4. Forma: Il Rosario cristiano ha una forma a croce, mentre il Mala buddhista ha una forma circolare.

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