GIORNATA DELLA MEMORIA: 10 COSE DA RICORDARE 27 Gennaio 2023 – Posted in: Momenti – Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

27 GENNAIO – GIORNATA DELLA MEMORIA: 10 COSE DA RICORDARE

Il 27 gennaio si celebra il Giorno della Memoria, la ricorrenza internazionale dedicata alle vittime dell’Olocausto.

Ecco le cose che dobbiamo ricordare sulla Shoah.

Il 27 gennaio si celebra il Giorno della Memoria, la ricorrenza internazionale dedicata alle vittime dell’Olocausto o della Shoah.
In occasione del “Giorno della Memoria”, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa.

Eccovi quindi 10 cose che vi aiuteranno a saperne di più sul Giorno della Memoria.

Per non dimenticare.

1. Perché il 27 Gennaio è il Giorno della Memoria?

Il 27 gennaio del 1945 i cancelli di Auschwitz vennero abbattuti dalle Forze Alleate. Sessant’anni dopo l’Assemblea delle Nazioni Unite decise di istituire in quella data il Giorno della memoria.
La liberazione di Auschwitz, oltre all’evidente rilevanza politica, assunse anche una certa importanza simbolica. Gli strumenti di tortura presenti nel campo di concentramento e le testimonianze dei sopravvissuti mostrarono per la prima volta al mondo l’orrore del genocidio nazista.

2. Cosa significa esattamente Olocausto?

La parola “Olocausto” deriva dal greco “olokaustos”, ovvero “bruciato interamente”, e veniva utilizzata per indicare una forma di sacrificio prevista dal giudaismo in cui l’oggetto del sacrificio veniva completamente arso.
Dalla seconda metà del Novecento il termine è stato poi utilizzato per indicare il genocidio degli ebrei da parte della Germania nazista di Hitler. Il termine “Shoah”, in ebraico “catastrofe”, è stato invece assunto più recentemente. Venne usato per la prima volta nel 1940 dalla comunità ebraica in Palestina in riferimento allo sterminio degli ebrei polacchi.

3. Quante sono state le vittime dell’Olocausto?

Il calcolo delle vittime dell’Olocausto è ancora oggi oggetto di dibattito. Durante ilprocesso di Norimberga, in base anche alle deposizioni di membri delle SS, si stabilì una cifra oscillante tra i 5 e i 6 milioni di morti. Ma c’è chi ritiene che il numero reale possa avvicinarsi tra i 15 ed i 20 milioni di vittime.

4. Hitler non ha mai visto un Lager

Può sembrarvi strano ma Hitler non ha mai visitato un campo di concentramento. Questo discorso non vale per Heinrich Himmler, capo delle SS, che dirigeva il sistema dei campi. Il Führer, secondo quanto riporta Ian Kershaw, professore all’Università di Sheffield, non voleva essere coinvolto pubblicamente nell’esecuzione dell’Olocausto per non ‘ingangare’ la sua immagine. Ciò spiegherebbe anche perché non si trovano ordini firmati a riguardo da lui.

5. L’ufficiale di Anna Frank

Il suo nome è Karl Silberbauer, uno degli agenti che arrestarono, in seguito ad un’anonima delazione, la quindicenne Anna Frank e la sua famiglia. Dopo la guerra fu arruolato nei servizi segreti della Germania dell’Ovest. Non fu l’unico tra gli ex nazisti a ripulirsi il curriculum, ma la sua seconda vita sicuramente non è andata giù a quanti hanno letto il diario della ragazzina ebrea tedesca catturata ad Amsterdam con la famiglia e morta nel campo di Bergen Belsen.
Più tardi negli anni Silberbauer comprò il libro per vedere se era citato (ma non lo era).

6. L’aneddoto di Millie Werber

Millie Weber chi è? Una scrittrice ebreo-polacca testimone della Shoah. Nata a Radom nella Polonia centrale nel 1926, è sopravvissuta miracolosamente ai campi di sterminio e testimone di una serie di eventi clamorosamente orribili, come quello proposto di seguito.
“Una volta mi avevano dato del sapone, una tavoletta grezza, rettangolare, con sopra impresse le iniziali RJF. Allora non sapevo cosa significassero quelle lettere, ma nel giorno dello Yom Kippur qualcuno me lo rivelò. Nel giorno in cui si prega e Dio perdona il suo popolo ed è vicino a lui in spirito di amore e conciliazione, quel giorno imparai il significato di RJF. Rein Juden Fett, puro grasso ebreo. Ci avevano dato la possibilità di pulirci con i cadaveri dei nostri fratelli ebrei.”

7. La selezione degli Ebrei

Gli ebrei arrivavano ai campi di sterminio in treni merci e, fatti scendere sulla cosiddetta «Judenrampe» (la rampa dei giudei) subivano una immediata selezione, che li portava quasi tutti direttamente alle «docce» (così i nazisti chiamavano le camere a gas). Come riportano diversi storici il 25% veniva trattenuto per lavorare, il 75% degli arrivi, invece, veniva mandato direttamente verso le camere a gas. Solo ad Auschwitz sono stati uccisi quasi un milione e mezzo di ebrei.

8. L’azienza che produce lo Zyklon B esiste ancora

Il famigerato acido cianidrico utilizzato nelle camere a gas è conosciuto come Zyklon B. E al giorno d’oggi produce ancora pesticidi. E’ stato ‘inventato’, ironia della sorte, da un ebreo: Fritz Haber.
Il chimico Premio Nobel, fu perseguitato dal regime nazista prima di morire nel 1934, senza saper che la Degesch, azienda chimica, avrebbe prodotto anch’essa lo Zyklon B per poi essere utilizzato ad Auschwitz. Originariamente questo acido è utilizzato come antiparassitario.

9. La liberazione di Auschwitz

Il 27 gennaio 1945 il campo fu liberato dalle truppe sovietiche durante la loro rapida avanzata invernale dalla Vistola all’Oder. Il primo reparto che entrò nel campo faceva parte della LX Armata del generale Kurockin del 1° Fronte Ucraino del maresciallo Ivan Konev. Furono trovati circa 7.000 prigionieri ancora in vita. Inoltre, furono trovati migliaia di indumenti abbandonati, oggetti vari che possedevano i prigionieri prima di entrare nel campo e otto tonnellate di capelli umani imballati e pronti per il trasporto.

10. Dopo la guerra

Dopo la sua dismissione il campo di concentramento di Auschwitz è divenuto un luogo simbolo, dedicato alla memoria delle vittime. Dal 1979 è patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. In Germania, dal 1996, il 27 gennaio (giorno della liberazione di Auschwitz) è la giornata ufficiale del ricordo delle vittime del nazionalsocialismo.

(Fonte bit.ly/2MaxzRY)