GRAMMATICA – ALCUNI ERRORI E DUBBI 1 Ottobre 2021 – Posted in: Grammatica – Tags: , ,

ALCUNI ERRORI E DUBBI GRAMMATICALI

Troppe le regole della grammatica italiana! Le eccezioni sono infinite! Quante volte abbiamo sentito il “lamento” dei nostri studenti?  Quante volte rassegnati ad imparare a memoria poichè non ne comprendevano la logica?Qui argomentiamo di alcuni errori più comuni ma di facile “mnemonica” risoluzione:

1.ce né, c’è né, cenè, c’è n’è
forma corretta: ce n’è

Trucchetto : provate a coniugare il verbo all’ imperfetto: “ce n’è per tutti” diventa “ce n’era per tutti”; “ce n’è uno solo” si trasforma in “ce n’era uno solo”. Le frasi, entrambe di senso compiuto, confermano che si tratta del verbo essere. Un ulteriore aiuto può venire anche dalla pronuncia: ne si pronuncia con la e chiusa, mentre n’è con la e aperta.

2. qual’è
forma corretta: qual è

Trucchetto : basta liberiamo qual è dall’apostrofo, una volta per tutte. La grafia corretta è quella senza apostrofo: si tratta di un troncamento, che avviene anche davanti a consonante (qual buon vento ne è un esempio molto efficace).

3. pultroppo
forma corretta: purtroppo

Trucchetto : è sufficiente ricordare che l’avverbio (che sta a significare sfortunatamente, malauguratamente, disgraziatamente) deriva dall’unione di pure(e non pule) e troppo. Pensateci prima di pronunciarlo o, peggio, di scriverlo.

4. si
forma corretta: sì

Trucchetto : sempre più spesso il sì (avverbio di affermazione) è confuso con il si (pronome riflessivo o nota musicale) e viene privato dell’accento.

La particella che usiamo per affermare o confermare ciò che ci viene chiesto ha una forza straordinaria (da sola equivale a una frase intera). L’accento non può essere omesso o trascurato perché rende ancora più intensa e chiara la nostra affermazione. Avete capito? Spero di sì!

5. perchè é
forma corretta: perché è

Trucchetto : in questo caso risulta utile fare ricorso a un espediente che alcuni burloni chiamano «il gioco della casetta».

Perché è. Da un punto di vista grafico noterete che i due accenti divergono verso il basso, proprio come gli spioventi del tetto di una casetta. Lo stratagemma è infantile, ma funziona perfettamente.

6. la D eufonica

Con “d” eufonica si intende la lettera “d” posta alla fine di una congiunzione o di una preposizione. Faccio un esempio: “ed era notte”.

Trucchetto :la “d” eufonica si usa quando la parola successiva inizia con la stessa vocale con cui termina la precedente. Nel caso di prima, dunque, è corretto metterla.

Nel caso “ed andai via”, invece, non va messa. Nel “burocratese” si fa spesso abuso della “d” eufonica, fino alla nausea, attenzione!

Ci sono, tuttavia, casi in cui il testo può risultare più musicale con la “d” eufonica che senza, anche se la regola non la vorrebbe.

“Ad esempio” può essere uno di questi, ma anche “ad ogni”. Forse suona meglio perché siamo abituati ad ascoltare questa versione, nella lingua parlata. Qualcuno, in casi come questi, preferisce metterla e violare la regola. A te la scelta.

7. singolare o plurale?

Alle volte ci si trova davanti a dubbi amletici generati da nomi collettivi. “La gran parte”, “la maggior parte”, “una moltitudine”, “una schiera”, “un gruppo”, “una serie” e così via.

In questi casi occorre usare il singolare, o il plurale, nella forma verbale?

Trucchetto: quando il nome collettivo è seguito da un complemento di specificazione, si possono usare entrambe le forme. Forse quella al singolare è più elegante, ma è un mio parere.

Esempio:

C’era un’infinità di oggetti. C’erano un’infinità di oggetti.
Una serie di parole uscì dalla sua bocca. Una serie di parole uscirono dalla sua bocca.
La gran parte delle donne è molto sensibile. La gran parte delle donne sono molto sensibili.
Se il complemento di specificazione non c’è, si utilizza sempre e solo il singolare.

La gente salutò.
Ce n’è una serie.
La maggior parte se ne andò.

8. la pericolosa lettera “I”

Parole con la “I”  Scienza / Coscienza / Usciere / Superficie / Sufficiente / Efficienza

Parole senza “I” Province / Conoscenza

9 . con una o due “Z”?

(Alcune parole, come “pazzia” e “razzia“, fanno eccezione)

Le parole che terminano con le seguenti sillabe vogliono sempre una sola “Z”
-àzia (es. Grazia)
-azìa (es. Democrazia)
-èzia (es. Spezia)
-ezìa (es. Profezia)
-ìzia  (es. Milizia)
-ziòne (es. Determinazione)
-àzio (es. Spazio)
-ìzie (es. Milizie)
-izìa (es. Polizia)
-izìe (Es. Polizie)
-ìzio (es. Inizio)
-òzio (es. Ozio)
-èzio (es. Screzio)
-ozìa (es. Idiozia)
-ùzia (es. Astuzia)
-ùzio (es. Muzio)

10.alcuni ulteriori frequenti dubbi

Digli o Dille?

Risposta al dubbio grammaticale  “Gli” fa chiaro riferimento al genere maschile. “Le” a quello femminile. Dunque, bisogna prestare attenzione alla concordanza.

Esempio: Marco è sbadato, digli di fare attenzione / Carla è allegra, dille di non fare baccano.

Vienimi a prendere o vieni a prendermi?

Come dice anche la Treccani, la particella può essere inserita in entrambi i verbi. La prima forma è più tradizionale, la seconda più moderna e colloquiale. Direi che il dubbio funge già da esempio.

Perlopiù, o per lo più?

Sono corrette entrambe le forme, in questo casa si tratta di scelta puramente stilistica.

Esempio : studio perlopiù all’aperto / viaggio per lo più in auto.

Installare, o istallare?

Sono corrette entrambe le forme, ma la più comune è “installare”. Qui l’esempio sarebbe di troppo.

Un ulteriore, o un’ulteriore?

Questo dubbio ne include molti altri. La differenza la fa sempre il genere del nome che segue. Se è femminile e inizia per vocale, si utilizza l’apostrofo. Se è maschile, no.

Insomma, se si può scrivere “una”, si può scrivere anche “un’”, quando il nome inizia per vocale.

Esempio : un ulteriore passo avanti / un’ulteriore scelta. Un imprevedibile evento / Un’imprevedibile giornata.

A posto, o apposto?

“A posto” vuol dire che un qualcosa al suo posto. Lo si usa anche per rispondere il classico “Tutto a posto”. “Apposto”, invece, è il participio passato del verbo apporre.

Esempio : dov’è il vino? L’ho messo a posto / Il quadro è stato apposto.

Ingegnere, o ingegniere?

Nulla di troppo da dire, la forma corretta è quella senza la “i”: ingegnere (ingegneria…).

Legenda, o leggenda?

Entrambe le forme sono corrette, ma hanno significati diversi.
Leggenda (con 2 “d”) fa riferimento a storie a metà tra la realtà e la fantasia.

Legenda (con una sola “d”) viene dal verbo latino “lego”, quindi fa riferimento a qualcosa da leggere. Ed ecco perché si usa nei testi, per far riferimento a una tabella esplicativa.

Esempio 1: Conosci la leggenda metropolitana del tipo con i fari spenti?

Esempio 2: Per maggiori informazioni, dai uno sguardo alla legenda qui accanto.

 

Avete altri dubbi? Conoscete altri  trucchetti per evitare di incorrere in banali errori di “grammatica”?

 

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