SINESTETICI SI NASCE O SI DIVENTA? 23 Gennaio 2021 – Posted in: Parole
Un sinesteta può “vedere” il calendario dell’anno sotto forma di mappa tridimensionale; immaginare l’età delle persone come una curva matematica; emozionarsi fino alle lacrime sfiorando una superficie con la mano. Queste “interferenze percettive” tra un senso e l’altro sono spesso associate a eccellenti doti mnemoniche e spiccate abilità creative: la sinestesia è 7 volte più frequente in artisti, letterati e poeti, che hanno trovato il modo di condividere la bellezza sensoriale di cui sono partecipi.
CI SI PUÃ’ ALLENARE ALLA SINESTESIA? Ma la sinestesia si può in qualche modo apprendere? In altre parole, volendo, potremmo diventare sinestetici? «Siamo tutti potenzialmente sinestetici: il cervello umano possiede meccanismi che permettono una fusione fra i sensi. Tali meccanismi sono nella popolazione generale latenti, così che non siamo consapevoli del loro funzionamento, mentre nel sinesteta, si suppone per fattori genetici, è come se fossero iper-attivi» spiega Nadia Bolognini, Ricercatrice di Psicobiologia e Psicologia Fisiologica presso l’Università di Milano-Bicocca, ed esperta di integrazione multisensoriale.
«L’assunzione di droghe allucinogene o antidepressivi può indurre sinestesie, per lo più temporanee. La sinestesia si può indurre anche in condizioni normali, attraverso l’ipnosi, o modificando l’eccitabilità di specifiche aree della corteccia cerebrale. Di recente abbiamo dimostrato che in soggetti non-sinestetici, la sinestesia del tocco a specchio (quella che permette di percepire sensazioni tattili alla vista di una persona che viene toccata) può essere indotta innalzando temporaneamente il livello di eccitazione di aree del cervello deputate all’elaborazione delle sensazioni corporee, attraverso una stimolazione transcranica non invasiva a corrente elettrica. Anche lesioni cerebrali da ictus o l’amputazione di arti possono determinare l’insorgenza di sinestesia».
MEMORIE D’INFANZIA. Alcuni ricercatori dell’Università di Amsterdam sono riusciti a indurre una forma di sinestesia (la cosiddettagrafema – colore) su soggetti non sinestesici: a un gruppo di volontari è stato dato da leggere un testo con le lettere e, t, a ed s colorate, e tutte le altre nere. I soggetti hanno letto il testo normalmente, imparando inconsciamente ad associare i colori alle rispettive lettere.
In un secondo momento i ricercatori hanno mostrato alle stesse persone gli screenshot di lettere colorate, e chiesto loro di dire di che colore si trattasse. Quando il colore non era lo stesso che avevano imparato ad associare alle lettere del primo training, le risposte sono arrivate dopo qualche istante di incertezza, segno che nei loro cervelli si erano formate temporanee associazioni lettera-coloreanaloghe a quelle che possono vedere alcuni sinestesici.
«Alcune forme di sinestesia possono anche essere apprese, ma in questo caso sarebbe più corretto parlare di associazioni cognitive» chiarisce Bolognini. Olympia Colizoli, che fa ricerca sulla sinestesia all’Università di Amsterdam, ricorda il caso di una donna sinestesica che, tornando nella sua vecchia classe, si accorse che i colori che ella stessa associava alle lettere dell’alfabeto erano gli stessi del cartellone su cui aveva imparato a leggere. O di altri undici soggetti sinestesici che – si è scoperto – associavano alle lettere dell’alfabeto i colori che durante l’infanzia avevano visto sulle lettere magnetiche da frigovendute da Fisher Price. Queste persone potrebbero essere state geneticamente predisposte a divenire sinestesiche, ed aver espresso le loro capacità in seguito ad associazioni apprese durante l’infanzia.
CONVIVENZA DIFFICILE. Ciò che è certo è che, se per gli adulti alcune forme di sinestesia possono risultare piacevoli, o cognitivamente “vantaggiose”, i bambini possono trovarle difficili da gestire: Colizoli ricorda, per esempio, il caso di un bambino sinestesico che trovava difficile leggere perché il colore in cui percepiva le lettere era troppo chiaro rispetto allo sfondo bianco della pagina. «La mia impressione generale è che i bambini trovino la sinestesia più distraente degli adulti, che invece hanno ormai sviluppato strategie per conviverci» conclude la ricercatrice.
(Fonte Focus.it)