Sprimacciare: il verbo delle mani che danno forma (e affetto) 31 Marzo 2025 – Posted in: Parole – Tags: , , , , , , , , , , ,

Sprimacciare: quando le mani pensano

C’è una parola che suona quasi onomatopeica, gustosa come una briciola croccante sotto i denti: sprimacciare.

Già dirla è un piccolo piacere fisico. Sentite com’è piena, come fa resistenza: sprima-ccia-re.

Una parola che si fa strada nella bocca come fanno le mani in un cuscino malconcio.

Tecnicamente, il significato è chiaro: battere o scuotere un cuscino (o un materasso) per ridistribuire l’imbottitura.

Ma ridurla a questo è come dire che abbracciare è solo un gesto con le braccia.

Sprimacciare è una di quelle parole che raccontano una fisicità viva, concreta, quasi sensuale. C’è tatto, c’è impeto, c’è intenzione.

Pensateci: lo si fa con i cuscini sfatti delle case al mare, quelli che sanno di umido e sole, e che prima di accoglierci hanno bisogno di una piccola lotta.

Lo si fa con energia, quasi con rabbia, quando si cerca di rimettere in forma qualcosa che ha perso equilibrio.

Ma lo si fa anche con tenerezza: con il pupazzo preferito di un bambino, con la schiena contratta di un amico, con una gatta che si lascia manipolare per cinque secondi netti prima di esplodere in graffi e offesa.

Ecco, sprimacciare è un verbo delle mani. Mani che cercano di risolvere, di restituire forma, o semplicemente di entrare in contatto con qualcosa. Mani che si muovono con affetto, o con frustrazione, o con gioco. Sempre coinvolte, mai neutre.

Anche l’etimologia suggerisce questa fisicità: deriva probabilmente da spiumacciare, cioè togliere piume, ma per assonanza si avvicina a premere. E in effetti: si spiumaccia ciò che ha piume, si sprimaccia ciò che resiste.

Tre esempi d’uso nella lingua viva

  1. “Prima di dormire, mia nonna sprimacciava sempre il cuscino con una precisione rituale, come se dovesse ricomporre l’universo sotto la federa.”

  2. “L’ho sprimacciato per bene, ma quel divano resta un disastro: l’imbottitura si è arresa da anni.”

  3. “Quando sono nervoso, sprimaccio qualsiasi cosa: il piumone, il gatto, perfino la pancia della mia felpa.”

 

© copyright 2025 – tutti i diritti sono riservati.
Consiglio di Acquisto
La “felicità” è ben rappresentata e raccontata nel nuovo libro di Fenomenologia: un viaggio attraverso i frammenti del silenzio, dove ogni parola diventa una liberazione.
Eco del Silenzionon è solo un libro, ma un percorso di purificazione interiore, un momento in cui le parole frammentate di Fulvio Cesario si fanno specchio dell’anima, restituendo agli lettori quella profonda dimensione di rigenerazione che solo la vera scrittura può donare.
Lo trovi qui