DOC – PIERDANTE PICCIONI 24 Maggio 2022 – Posted in: Biografie, Lo Sapevi che – Tags: , , , , , , , , ,

Pierdante Piccioni

“Chi in un giorno ha visto la propria vita stravolta è consapevole di quanto sia importante la disciplina: per un incidente ho perso la memoria, 12 anni spezzati via, cancellati per sempre. Solo la mia tenacia e passione mi hanno permesso di ricominciare anche se nessuno ci credeva”.

La storia di Pierdante Piccioni ha dell’incredibile, sembra uscita da un libro o da un film e,infatti, è stata anche raccontata nella miniserie Doc nelle tue mani andata in onda su Ra1 con Luca Argentero a interpretare proprio Pierdante Piccioni.

Doc – Nelle tue mani è, infatti, una serie televisiva italiana trasmessa su Rai 1 dal 2020 e scritta da Francesco Arlanch e Viola Rispoli. La prima stagione di Doc, è stata diretta da Jan Maria Michelini e Ciro Visco, la seconda da Beniamino Catena e Giacomo Martelli.

La serie è ispirata alla vera storia del dottor Pierdante Piccioni, ex primario dei Pronto Soccorso di Lodi e Codogno, che, in seguito ad un incidente stradale sulla tangenziale di Pavia, ha dimenticato gli ultimi 12 anni della sua vita.

La serie Doc è ambientata nel fittizio ospedale “Policlinico Ambrosiano” di Milano, e ruota intorno alle vicende del reparto di medicina interna.

Torniamo però un attimo indietro e cerchiamo di scoprire questa curiosa storia a lieto fine. Piccioni era un medico affermato, un chirurgo importante e una personalità nel campo medico:

  • Professore in Medicina d’Urgenza.
  • Collaboratore del Ministero della Salute per le linee guida nazionali sul triage del pronto soccorso.
  • Autore delle linee guida ministeriali sull’osservazione breve.

Padre e marito si è ritrovato improvvisamente con un buco di memoria di 12 anni dopo un incidente in macchina. Lo schianto, il coma e poi il vuoto! Pierdante Piccioni primario del pronto soccorso di Lodi era tornato al 25 ottobre 2001 e tutto quello che era successo in quegli anni era stato azzerato.

Non ricordava che i suoi figli fossero cresciuti, per lui erano ancora bambini e non riconosceva le rughe sul volto della moglie e soprattutto 12 anni di studi e progressi medici erano stati per lui del tutto cancellati.

La disperazione colpì il medico, non capiva cosa stesse succedendo e le rivoluzioni tecnologiche e mediche lo mettevano in confusione, tuttavia, dopo un primo scoramento decise di tornare a studiare per ricoprire di nuovo un ruolo in prima linea come medico.

Dando prova di grandissimo coraggio e forza d’animo quello che pochi mesi prima era un primario importante, un professore e un collaboratore del ministero ha deciso di tornare a studiare, chino sui banchi per apprendere le nuove scoperte della medicina!

“Ho dovuto ricominciare tutto da capo, la medicina, in pochi anni evolve”

Ha voluto raccontare il medico che nel frattempo ha anche preso un Master in Pazientologia per riuscire a stare dalla parte dei malati, dei pazienti che come lui in un attimo si erano visti strappare vita e ricordi.

Oggi Pierdante Piccioni è tornato a fare il medico, aiuta i pazienti di Cornavirus ed è sempre in prima linea: è la sua unità a valutare caso per caso coloro che escono dalla fase acuta del virus per capire se possono essere dimessi, oppure trasferiti in un reparto specifico dell’ospedale.

“Non sapevo chi ero e ho deciso di aiutare i malati usciti dalla fase acuta, per non farli sentire abbandonati come me.”

La storia affascinante di questo medico, la sua vita e le sue riconquiste sono state narrate da lui stesso in due libri intitolati Pronto Soccorso e Meno dodici.

“Prima ero un primario rigido e oggi faccio fatica a immaginarmi così, come mi hanno raccontato. Oggi sono un medico che si comporta con i pazienti come avrebbe voluto che i colleghi si comportassero con lui dopo l’incidente. Un medico attento alle persone, al lavoro di squadra e non al budget di una struttura. C’è una scena in cui Andrea Fanti dice: «Il medico sono io e tu fai quello che dico». Io ero un po’ così. Ora, invece, ho imparato ad ascoltare, a condividere. È come se la mia vita fosse divisa in due, splittata: come nella serie, una vita solo scientifica e una vita comunicativa. Una vita da medico/scienziato (mr. Hyde) e una da scrittore/sceneggiatore/comunicatore (dr. Jekill ). Prima mi chiamavano il “principe bastardo” , ero spietato mi dicono. Oggi? Odio chi mi chiama «Dottor Amnesia». Come nella serie, chiamatemi solo «Doc”.

In un’intervista al Corriere della Sera così ha risposto alla domanda arguta della giornalista, “Quali sono i ricordi che più le dispiace di aver perso?”

Tutti. Non a caso, una delle battute che spesso ripeto è: «Restituitemi tutti i ricordi, quelli brutti per primi». Perché vivo di ricordi che mi restituiscono gli altri. All’inizio rifiutavo i miei figli cresciuti, rivolevo i miei bambini, Tommaso e Filippo, di otto e undici anni, che andavano alle elementari. E, invece, mi sono ritrovato davanti due adulti, due universitari. Certo, quello che mi addolora di più è non ricordare i consigli e le consegne di mia madre che, negli ultimi anni della sua vita, aveva sviluppato una forma di demenza. Fino a quando è rimasta lucida. Quando mi sono risvegliato dal coma, non ricordavo più ad esempio il suo funerale, tre anni prima. Tutte le volte che vado al cimitero e guardo la sua lapide, rimango perplesso.

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