DECIMAZIONE 18 Febbraio 2022 – Posted in: Lo Sapevi che, Momento Ludus – Tags:

LA DECIMAZIONE

Il termine “decimazione” deriva dal metodo usato negli eserciti dell’antica Roma per punire ammutinamenti o atti di codardia:

La decimazione era uno strumento estremo di disciplina militare inflitto ad interi reparti negli eserciti dell’antica Roma per punire ammutinamenti o atti di codardia: i colpevoli venivano raggruppati in cerchio e, partendo dal primo estratto per sorteggio,

veniva ucciso un soldato ogni dieci (dal latino decimatio che significava “eliminare uno ogni dieci”).In questa accezione la decimazione è stata utilizzata ancora durante la Prima guerra mondiale nel Regio Esercito del Regno d’Italia, e in Libia da parte del regime fascista italiano.

In generale, un problema in cui vengono “eliminati” via via degli oggetti o delle persone disposte in circolo (secondo un certo criterio) è noto come “Problema di Giuseppe Flavio” in relazione ad un evento che (probabilmente) si verificò nel 67 d.C.

Il problema di Giuseppe o la permutazione di Giuseppe è un problema di matematica collegato ad un episodio autobiografico raccontato dallo storico ebreo Flavio Giuseppe nella sua opera Guerra giudaica (composta tra il 93 e il 94 d.C.). Secondo il resoconto di Giuseppe dell’assedio di Iotapata, lui e i suoi 40 soldati furono intrappolati in una grotta dai soldati romani. Essi decisero di suicidarsi piuttosto che venire catturati, e impostarono un metodo seriale per commettere un omicidio-suicidio per estrazione a sorte.

DETTAGLI

In dettaglio, cercheremo di spiegarlo meglio:

Giuseppe e i suoi 40 soldati rimasero nascosti per due giorni in una grotta appunto fino a quando il terzo giorno una donna li tradì rivelando ai Romani il loro nascondiglio. Giuseppe constatò, con un pò di amarezza, che tutti i suoi compagni di sventura, ad eccezione di uno, erano decisi a darsi la morte pur di non cadere nelle mani del nemico. Non volendo fomentare la loro collera mostrando troppo apertamente la sua opposizione, Giuseppe finse di condividerne le intenzioni, ma li esortò a procedere con un ordine per così dire “più giusto possibile”.
Egli si dispose, infatti assieme ai 40 ribelli in un cerchio e suggerì che, partendo dal primo (1 in figura) e contando in senso orario, ogni terza persona fosse uccisa (da quella estratta successivamente) fino a che non ne restasse che una sola: quest’ultima si sarebbe suicidata. Una proposta molto equa e così diedero inizio alle successive estrazioni uccidendosi l’un l’altro, finché rimasero solo in due: Giuseppe e un altro ribelle.
Giuseppe, restio a morire così come ad uccidere l’altro compagno, riuscì a convincere quest’ultimo a fidarsi di lui e a consegnarsi ai Romani, che li risparmiarono entrambi.
Condotto a Roma, Giuseppe Flavio ottenne il privilegio della cittadinanza e, ospite nella residenza dell’imperatore Vespasiano, scrisse il “De Bello Iudaico”, opera che lo avrebbe reso celebre come storico.

Sorge a questo punto, spontanea, una domanda: quale posizione nel cerchio della morte Giuseppe scelse per sé in modo da risultare l’ultimo sopravvissuto?

decimazione

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La figura mostra che, scelto un punto di partenza (1), vengono “eliminate” nell’ordine le persone 3, 6, 9, 12…
Il processo di eliminazione continua con i numeri 15, 18, 21, 24, 27, 30, 33, 36, 39.
A questo punto, nel secondo turno (e in quelli successivi), si continua a “rimuovere” una persona ogni tre, stando, però, attenti ai posti che si sono fatti vacanti (le cose diventano un po’ più articolate).
Così vengono eliminati i numeri 1, 5, 10, 14, 19, 23, 28…
Armandovi di foglio e penna (e di un po’ di pazienza) troverete che Giuseppe scelse per sé il numero 31.

Infatti, dopo il 28, l’eliminazione procede nel seguente ordine: 32, 37, 41, 7, 13, 20, 26, 34, 40, 8, 17, 29, 38, 11, 25, 2, 22, 4, 35, 16, 31.

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