Notriphobia: la strana ansia estiva di chi non ha prenotato le vacanze 9 Giugno 2025 – Posted in: Parole – Tags:

Notriphobia: l’ansia della non-partenza

Estate. Il sole picchia. Le zanzare ronzano. I feed di Instagram si riempiono di piedi in spiaggia e cocktail col lime.
E tu? Sei ancora in pigiama, sul divano, con Google Maps aperto… ma fermo sulla tua città.

Benvenuto nella giungla psicologica della Notriphobia: la paura, sempre più diffusa, di non aver prenotato nulla. Una condizione reale, tangibile, quasi contagiosa. È l’ansia di chi, tra un’email e un pagamento del bollo auto, realizza che l’estate è iniziata… e lui è ancora lì. Con solo la moka a ricordargli l’aroma delle vacanze.

Origine del termine: una fobia che parla americano

Notriphobia nasce (ovviamente) negli Stati Uniti, dalla somma delle parole “No Trip” e “Phobia”. Tradotto brutalmente: paura di non andare da nessuna parte. Ma il significato è più profondo: è il terrore moderno di rimanere esclusi dal racconto collettivo delle vacanze.

Non si tratta solo di non viaggiare.
È il timore di restare invisibili, di non avere foto da postare, storie da raccontare, aneddoti da condividere con chi è tornato da Bali, dalla Puglia o da una spa in Val di Fassa.

Sintomi riconoscibili (e un po’ ridicoli)

Ecco come si manifesta la Notriphobia:

  • Scroll compulsivo dei siti di viaggi, anche a gennaio.

  • Finti sondaggi nei gruppi WhatsApp: “Ragazzi, voi che fate ad agosto?” (con finta nonchalance).

  • Acquisto irrazionale di trolley, anche se non si parte.

  • Invidia patologica per i colleghi che hanno già chiesto ferie ad aprile.

  • Improvvisa voglia di imparare il catalano, dopo aver visto un volo low cost per Girona.

Giovani più colpiti? Sì, ma non solo

La Gen Z sembra la più esposta. Cresciuti tra vlog di viaggi e influencer sempre con un bagaglio in mano, molti ragazzi oggi vivono la vacanza non come svago, ma come prova sociale.
Se non parti, non esisti.
Se non condividi, non sei rilevante.
Se resti, fallisci.

Ma attenzione: anche gli adulti non sono immuni. Soprattutto quelli che si vantano di “partire a sorpresa all’ultimo”, ma che poi finiscono nel campeggio abusivo vicino casa. E in fondo, va benissimo anche così.

Una riflessione (seria) sullo stare fermi

In un mondo che corre sempre, forse la vera rivoluzione è rallentare.
La vacanza non è sempre un luogo, ma uno stato mentale. E no, non è una scusa da chi non ha prenotato.
Lo dice anche la scienza: la qualità del riposo non dipende dalla destinazione, ma dalla disconnessione.

Rimanere nella propria città d’estate può essere un atto di coraggio.
Un modo per riscoprire angoli dimenticati, per rallentare, per ascoltarsi.

Anche perché, onestamente, i tuoi amici che sono partiti?
Hanno comunque beccato pioggia, zanzare e prezzi triplicati. E non lo dicono nelle stories.

Conclusione

La Notriphobia non va curata, va capita.
E magari… un po’ presa in giro.
Partire è bello, ma non partire può essere poetico, economico e persino saggio.
Quindi rilassati. Fai un caffè.
E se proprio vuoi un souvenir, compra una calamita in edicola!

“Aveva il trolley, la camicia hawaiana e pure le ciabatte nuove.
Mancava solo una cosa: la destinazione.
Ma hey, almeno il ventilatore era puntato su “bora estiva”.

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