Ossequente: il rispetto che cammina in punta di piedi 29 Maggio 2025 – Posted in: Parole – Tags: #etimologia, #ItalianoBello, #Linguaitaliana, #Ossequente, #ParoleCheContano, #Rispetto, #ScrivereBene
Ossequente: la parola che segue… ma senza strisciare
Una parola sobria, elegante, ma non servile
Pronuncia: /os·se·quèn·te/
Significato: Che dimostra rispetto e obbedienza con rigore e discrezione.
Una parola elegante… ma tutt’altro che sdolcinata
C’è una certa bellezza nel saper usare la parola giusta al momento giusto. Ossequente è una di quelle parole che non si incontrano spesso, ma che quando arrivano, colpiscono per precisione e sobrietà. È il termine che descrive chi si conforma a regole, ordini o autorità con rispetto profondo, senza scadere nel servilismo.
È diverso da ossequioso, che invece spesso eccede: uno si fa notare per la misura, l’altro per l’eccesso.
Etimologia: seguire con rispetto
Ossequente deriva dal latino obsequens, participio presente di obsequi, formato da ob- (“verso”) e sequi (“seguire”). Ma attenzione: non si tratta di un “seguire” alla cieca.
In latino, obsequi aveva già un senso figurato — significava assecondare, accondiscendere con attenzione, talvolta anche con fine strategico.
È quindi un verbo del comportamento, non del movimento. Un modo per indicare l’atto di seguire con consapevole rispetto, e non con cieca obbedienza.
Ossequente non è ossequioso (per fortuna)
La confusione è facile, ma è un errore. Ossequente è chi si attiene a una norma o a una figura autorevole con disciplina e rigore, senza sbrodolare. È la dipendente che rispetta il regolamento anche quando il capo non guarda. È lo studente che esegue senza sbuffare, non per timore, ma per rispetto verso chi insegna.
Ossequioso, invece, è quello che eccede: il collega che loda il capo ogni due minuti, il vicino che ti dà del “signore” anche quando lo inviti a darti del tu.
Insomma, uno si comporta con compostezza, l’altro con un pizzico di teatrino.
Un rispetto sobrio, anche un po’ testardo
Essere ossequente non significa piegarsi o annullarsi. Anzi. A volte è proprio un atto di coerenza.
Penso al vecchio artigiano che, pur potendo “fare alla buona”, continua a rispettare ogni passaggio della tradizione: non è un nostalgico, è ossequente. O a un cittadino che osserva le regole anche quando nessuno controlla: non per paura, ma per scelta.
È un rispetto che ha schiena dritta. Quasi ostinato. E raramente urlato.
Una nota scherzosa (ma utile)
Una volta un mio amico definì il suo cane “ossequente”. “Mi guarda fisso quando parlo. Mi ascolta. Poi fa esattamente il contrario.”
Era sbagliato? Forse no. A volte, l’obbedienza ha anche le sue pause di riflessione. Ma ossequente, in senso proprio, resta chi non cerca di piacere… semplicemente rispetta.
Conclusione
Ossequente è una parola da riscoprire. Perché non è ruffiana, non è teatrale. È sobria, educata, precisa.
È il rispetto che non ha bisogno di inchini, ma solo di coerenza.
E ora tocca a voi
Vi siete mai sentiti ossequiosi per errore… quando volevate solo essere ossequenti?
Oppure conoscete qualcuno che confonde il rispetto con la riverenza eccessiva?
Raccontatemi nei commenti: quante volte una parola ha cambiato il senso di una situazione?
Le parole non sono solo etichette.
Sono finestre aperte su come viviamo.
E scegliere quella giusta… a volte dice più di mille gesti.
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