Un Burro Andato a Male 17 Luglio 2025 – Posted in: Lo Sapevi che – Tags: #UltimoTangoAParigi #MariaSchneider #MarlonBrando #BernardoBertolucci #CinemaEtico #MeToo #StoriaDelCinema #AbusiSulSet #CinemaAnni70 #CulturaCritica #FenomenologiaDellaLingua
Quando un film non è più solo finzione: il caso Brando-Bertolucci e il trauma di Maria Schneider
Ci sono comportamenti di attori o registi che, una volta emersi, cambiano irrimediabilmente il modo in cui guardiamo le loro opere.
Per molti, questo è accaduto con Marlon Brando e Bernardo Bertolucci, a seguito delle rivelazioni su quanto avvenuto durante le riprese del controverso film del 1972 Ultimo tango a Parigi.
Marlon Brando, attore di straordinario talento, e Bertolucci, regista acclamato, sono oggi al centro di una delle vicende più discusse e dolorose della storia del cinema.
Il motivo è una scena che ha segnato profondamente la giovane attrice Maria Schneider, all’epoca appena 19enne.
La scena del burro: non era nel copione
Nel film c’è una sequenza tristemente celebre: il personaggio interpretato da Brando usa del burro durante una scena sessuale con la protagonista. Ciò che il pubblico non sapeva — e che sconvolse l’opinione pubblica solo molti anni dopo — è che quella scena non era prevista nella sceneggiatura. Maria Schneider non ne fu informata fino al momento stesso delle riprese.
In un’intervista del 2013, Bertolucci raccontò:
“La sequenza del burro è un’idea che ho avuto con Marlon la mattina prima di girarla. In un certo senso sono stato orribile con Maria, perché non le avevo detto cosa stava succedendo. […] Non volevo che recitasse la sua umiliazione, volevo che la provasse. Poi mi ha odiato per tutta la sua vita.”
Dichiarò anche di sentirsi “molto in colpa”, ma non espresse mai un reale pentimento.
Le parole di Maria Schneider
Nel 2007, Maria Schneider rilasciò un’intervista al Daily Mail in cui raccontò il suo dolore:
“Anche se quello che Marlon stava facendo non era reale, stavo piangendo lacrime vere. Mi sono sentita umiliata e, a dire il vero, un po’ violentata, sia da Marlon che da Bertolucci. […] Avrei dovuto chiamare il mio agente o far venire il mio avvocato, ma ero troppo giovane e inesperta.”
Maria Schneider non ha mai superato completamente quel trauma. È scomparsa nel 2011, senza aver mai ottenuto piena giustizia né la pace che avrebbe meritato.
Il giudizio del tempo e la lezione del MeToo
Oggi, alla luce del movimento #MeToo e di una nuova consapevolezza culturale, molte persone si interrogano su quali responsabilità morali portino i grandi nomi dell’arte e del cinema. Quanto può pesare un’opera, se è costruita sul dolore non consensuale di chi l’ha vissuta?
Guardare Ultimo tango a Parigi oggi, per molti, non è più possibile. Non perché l’opera sia artisticamente irrilevante, ma perché dietro ogni fotogramma si nasconde una violenza silenziosa, che il cinema ha ignorato troppo a lungo.
Conclusione
Quando l’arte calpesta la dignità, è giusto chiedersi: fino a che punto possiamo separare l’opera dal suo autore? E soprattutto: quanto siamo disposti a dimenticare in nome del genio?
La storia di Maria Schneider merita di essere ricordata. Non solo per quello che ha subito, ma perché ci invita a guardare il cinema — e la cultura — con occhi più attenti, più giusti, più umani.
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