Le poesie erano canti? Origine musicale della poesia… 19 Giugno 2025 – Posted in: Lo Sapevi che – Tags: #CantoPoetico, #FenomenologiaDelVerso, #LaPoesiaÈViva, #PoesiaCheCanta, #PoesiaOrale, #StoriaDellaPoesia, #VoceEDizione, frammenti sparsi
Quando la Poesia Cantava – Un Viaggio alle Origini del Verso
Poesia: arte della voce, non della carta
Leggiamo la poesia.
Sottovoce. Di corsa. A margine di una giornata carica.
Eppure, la poesia non nasceva così.
La poesia — quella vera, quella antica — era suono, ritmo, canto.
Prima di essere scritta, era detta. E prima ancora, era cantata.
Alle radici del verso: l’oralità che cantava
Nel mondo antico, la poesia non aveva la forma che le attribuiamo oggi.
Non erano raccolte patinate o antologie da scaffale: erano canti epici, invocazioni agli dei, ballate popolari.
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Omero non si leggeva, si ascoltava. I suoi versi in esametri dattilici erano strumenti musicali in bocca ai rapsodi greci.
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I lirici greci come Saffo o Alceo componevano versi da accompagnare con la lira (da cui il nome “lirica”).
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Nell’alto Medioevo, i trovatori, i menestrelli, i cantastorie usavano la poesia come veicolo per raccontare e unire comunità.
Nel mondo contadino, la poesia viveva nelle ninna nanne, nei canti d’amore, nei lamenti funebri: tutto era canto, tutto era voce.
Ritmo, metrica e memoria
Perché cantare?
Perché il suono aiuta la memoria. Perché il ritmo incide. Perché un verso, se cantato, entra dentro.
La metrica non era esercizio tecnico: era strumento per ricordare e per emozionare.
Una poesia ben costruita era un poema portatile, da tramandare a voce, da ripetere, da interiorizzare.
L’inizio del silenzio: la poesia stampata
Con l’invenzione della stampa e la nascita del libro moderno, la poesia cambia pelle.
Diventa da leggere. Diventa da studiare.
E, spesso, perde la sua musica.
Ci siamo dimenticati che i versi vanno pronunciati. Che il silenzio della pagina non basta.
E oggi?
Sembra una rivoluzione moderna ma è un ritorno:
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I poetry slam riportano la poesia a voce alta.
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I cantautori come Bob Dylan (Premio Nobel) riconsegnano alla poesia la sua voce.
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Su TikTok e Instagram, nuovi poeti leggono i loro testi come si faceva un tempo: guardando negli occhi e parlando col petto.
Una sfida per chi legge
Prova. Prendi una poesia che ami.
Non leggerla con gli occhi.
Leggila ad alta voce. Ascolta come suona. Dove si spezza. Dove vibra.
La poesia non si capisce con l’intelletto.
Si sente.
E la voce, prima ancora dell’inchiostro, era il suo primo strumento.
Conclusione: La poesia è (ancora) un canto
In un mondo che grida, la poesia ci invita ad ascoltare.
Ma per farlo, dobbiamo ridarle voce.
Non limitarci a leggerla. Ma recitarla, cantarla, respirarla.
E allora ti chiedo, lettore:
Qual è la poesia che ti fa cantare dentro?
Scrivila nei commenti. O meglio ancora: registrala. E lasciaci sentirla.
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Consiglio di Acquisto
L’eco del silenzio. Frammenti sparsi.