Il Primo Casinò della Storia? Venezia, 1638 27 Maggio 2025 – Posted in: Lo Sapevi che – Tags: , , , , , , , , , , , , ,

Quando la Serenissima Inventò il Gioco Regolamentato

Quando pensiamo a Venezia, ci immaginiamo gondole che scivolano placide lungo i canali, palazzi che raccontano secoli di storia, arte che vibra in ogni vicolo.

Ma c’è una pagina meno conosciuta, e forse ancora più affascinante, che lega la città lagunare al mondo del gioco d’azzardo.

Un capitolo che comincia nel 1638, con l’apertura del Ridotto di San Moisè, considerato il primo casinò pubblico e legale del mondo occidentale.

Il Ridotto: un’idea rivoluzionaria

La parola “ridotto” derivava da “ridurre”, ovvero ritirarsi in uno spazio riservato. Ed è proprio quello che fece Venezia: regolamentare un vizio, invece di combatterlo ciecamente.

Il Ridotto di San Moisè, allestito all’interno del Palazzo Dandolo, aprì durante il Carnevale e offriva agli aristocratici e ai ricchi mercanti un ambiente raffinato in cui sfidare la sorte con il bassetta, un gioco di carte molto popolare all’epoca.

Ma non era un luogo per chiunque.

Etichetta e maschere: tra anonimato e teatro

Per entrare nel Ridotto non bastava il denaro. Era obbligatorio presentarsi in abito formale, e soprattutto indossare la bauta, la celebre maschera veneziana.

Questo accessorio, già parte del costume cittadino, veniva qui nobilitato a strumento sociale: garantiva l’anonimato, impedendo ai giocatori di riconoscersi.

Un espediente che non solo evitava scandali e pettegolezzi, ma trasformava il gioco in una sorta di rappresentazione teatrale, dove ognuno recitava il proprio ruolo tra lusso e segretezza.

Venezia riusciva così, con estrema eleganza, a istituzionalizzare il rischio, trasformando il gioco in un rituale regolato dallo Stato.

Un luogo di luci e ombre

Il Ridotto non era solo un luogo di svago. Era anche un palcoscenico per le ambizioni e le rovine. Molti patrizi, attratti dal sogno del colpo grosso, finirono in rovina.

Si racconta che Giacomo Casanova, il celebre seduttore veneziano, fosse un frequentatore assiduo del Ridotto, e che proprio lì affinò le sue arti persuasive.

Un altro aneddoto curioso riguarda il modo in cui la Repubblica si assicurava di trarne profitto: il banco era gestito da concessionari privati, ma una percentuale andava sempre alla Serenissima, che usava i proventi anche per finanziare opere pubbliche.

Quando il gioco diventò sistema

Il Ridotto venne chiuso nel 1774, per motivi morali e politici. Ma aveva già lasciato il segno. L’idea di un luogo regolamentato per il gioco — elegante, sicuro, codificato — si sarebbe poi diffusa in tutta Europa, ispirando i casinò di Monte Carlo, Baden-Baden, e Las Vegas secoli dopo.

Conclusione: Venezia, la città che sapeva osare

Venezia non fu solo culla di arte, commercio e diplomazia. Fu anche laboratorio sociale e politico, capace di anticipare i tempi.

Il Ridotto di San Moisè ne è la prova: un luogo in cui il vizio veniva controllato, il lusso regolamentato, l’identità mascherata.

E ora tocca a voi.

Vi piacerebbe un giorno entrare in un casinò… indossando una maschera?

Oppure pensate che Venezia fosse troppo avanti, persino per oggi?

Scrivetelo nei commenti.

E se avete mai scommesso qualcosa nella vita — anche solo un sogno — allora questo pezzo di storia vi appartiene già.

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