TENDENZE E NEOLOGISMI SUI LIBRI: da "bibliosmia" a "book hanghover

TENDENZE E NEOLOGISMI SUI LIBRI: da “bibliosmia” a “book hanghover 13 Maggio 2021 – Posted in: Parole

Ecco il glossario che devono conoscere i frequentatori delle comunità letterarie. Sai che vuol dire “tsundoku”? E ti ricordi del tuo ultimo “page-à-vu”?
In giapponese esiste un modo per definire una persona che acquista libri su libri che non leggerà mai. Il termine è tsundoku, una parola che in italiano non ha corrispettivo, forse perché comprare libri non è purtroppo tra le nostre abitudini la più diffusa.

Babbel, la app per imparare le lingue fondata nel 2007, ha chiesto al suo team di esperti sparso nel mondo di segnalare neologismi e tendenze legati al mondo della lettura: ne è venuto fuori un glossario delle comunità letterarie che frequentano i social che è una fotografia del gergo oggi più in voga.

Anche in inglese esiste il “drogato di libri” e si chiama bookaholic ma la parola indica chi si immerge subito nella lettura e non prevede l’ipotesi della procrastinazione a tempo indeterminato.

D’altra parte chi ha librerie grandi è abituato alla domanda “li ha letti tutti?”. Nel film Una giornata particolareè Sofia Loren, nei panni dell’ingenua Antonietta, a chiederlo a Mastroianni.

Umberto Eco suggeriva di rispondere alla imbarazzante domanda in varie maniere: una possibilità era freddare l’interlocutore dicendo “non ne ho letto nessuno, altrimenti perché li terrei qui?”.

Scorrendo il glossario si scoprono molte parole curiose. Compare anche un neologismo italiano dal sapore nostalgico: con bibliosmia si indica la sensazione piacevole data dal profumo di un libro.

In Norwegian Wood Haruki Murakami descrive in poche righe l’innamoramento olfattivo per la lettura: “Leggevo e rileggevo lo stesso libro molte volte, e a volte chiudevo gli occhi e mi riempivo i polmoni del suo odore.

Il semplice annusare quel libro, scorrere le dita tra le pagine, per me era la felicità”. La bibliosmia è legata per ovvie ragioni ai libri di carta, almeno fino a quando non verranno inventati dei tablet odorosi che stimolino in qualche modo anche l’olfatto. Utopia? Chissà.

Nel romanzo Il mondo nuovo Aldous Huxley aveva immaginato i cinema multi-sensoriali e non è detto che non possa accadere per i libri.

Ecco le altre parole che i veri lettori devono conoscere:

Book therapy: significa utilizzare i libri  come terapia per risolvere i nostri problemi. La biblioterapia o libroterapia è già da un po’ di anni una realtà anche in Italia, addirittura adottata da alcuni psicoterapeuti.

Sui benefici che i libri possono apportare ai lettori sono usciti tanti libri, sui malefici meno, ma è comprensibile. Anni fa Sellerio pubblicò Curarsi con i libri, un prontuario medico di rimedi letterari dove il mal d’amore si poteva alleviare con Emile Brönte e la depressione con El Doctorow.

Il libro era scritto da Ella Berthoud, pittrice e insegnante di arte, e Susan Elderkin, biblioterapista alla School of Life fondata a Londra da Alain de Botton (la versione per i bambini si intitolava Crescere con i libri).

Page-à-vu: sulla falsa riga di déjà-vu, si ha quando quando ci sembra di aver già letto un libro e si avverte qualcosa di familiare.

Anche su questo vale la pena citare Umberto Eco: “L’importante è averli, i libri: a furia di spostarli, di toccarli, di spolverarli, si crea una sorta di osmosi, e dopo alcuni anni ci si accorge di sapere già che cosa vi è scritto, anche se non li si è mai letti”.

Binge-reading: cioè leggere molti capitoli o un intero libro di fila, senza interruzioni, perché troppo coinvolti nella lettura (bingein inglese vuol dire “abbuffata”).

Il termine rimanda chiaramente a binge watching, usato per l’abbuffata di serie e programmi tv. Il binge watch acquisì popolarità nel 2013 quando Netflix ampliò la sua produzione online, diventando la parola dell’anno per il sito Oxford Dictionaries della Oxford University Press.

Book Hangover: sensazione di vuoto che si prova dopo aver finito di leggere un libro molto coinvolgente. I “postumi della sbornia” (è questo il significato di hangover) possono spingere i lettori più avidi a non sentirsi pronti a iniziare un libro nuovo.

Ci sono poi le parole d’amore al tempo del web, come shippare che spopola sui social network ed è un derivato della parola inglese relationship.

Lo shippingè il coinvolgimento dei lettori-fan nella relazione di una coppia di personaggi di fantasia, un fare il tifo perché i protagonisti di una saga letteraria o di una serie tv finiscano insieme.

Infine l’espressione credibility bookcase, la più calzante per questi mesi di dirette Zoom sullo sfondo di scaffali stracolmi di libri, che potrebbe essere tradotta con “quello che sei è nella libreria alle tue spalle”.

Il fenomeno ha preso piede, tanto che lo scorso aprile, quando le apparizioni video con librerie alle spalle iniziavano ad essere pane quotidiano, è nato l’account Twitter “Bookcase Credibility”   https://twitter.com/b credibility che nell’arco di un anno è arrivato a oltre 119 mila e 409 follower.

(Fonte bit.ly/3himcoq)