CI SONO 24 PESCI IN UNA VASCA 13 Marzo 2021 – Posted in: Momento Ludus

Ci sono 24 pesci in una vasca. Se ne muoiono 5, ne annegano 7, e 3 se ne scappano, quanti ne sono rimasti nella vasca?

Come dicevano i Gesuiti: “numquam nega, raro adfirma, distingue frequenter”.

La domanda, che a prima vista appare un tantino infantile, può assumere interessanti dimensioni nel campo della biologia.

Escludiamo anzitutto il caso banale in cui la frase “ci sono 24 pesci” (invece che “c’erano 24 pesci”) significa che “ci sono sempre 24 pesci” in una vasca (per esempio, la vasca viene rifornita di pesci in tempo reale in modo da mantenere il numero di pesci costante).

In secondo luogo è chiaro che i tre pesci che in qualche modo riescono a scappare non sono più nella vasca, e quindi al massimo abbiamo ventun pesci rimasti.

Qui bisogna distinguere: i pesci morti sono tolti o restano nella vasca (è assai malsano lasciarceli) ?

Se sono tolti, poiché in generale si assume che un (pesce) annegato sia morto, se ne tolgono sette, con che abbiamo un minimo di quattordici pesci restanti nella vasca.

E’ ovvio che, se i pesci annegati contano come morti, i pesci morti non possono essere meno numerosi dei pesci annegati e la distinzione tra morti e annegati è o un balordo tranello o un errore della domanda.

Non lo sarebbe se i morti (per svariate cause) fossero più numerosi degli annegati.

Non si può quindi neppure pensare che i pesci scappati siano da contarsi come morti, perché avremmo un numero totale di morti ancora inferiore a quello dei morti annegati, e d’altra parte, come vedremo, esistono dei pesci che possono scappare senza difficoltà.

Si noti ora che non ci viene detto quali specie di pesci siano contenute nella vasca.

(i) Pesci che annegano.

Ma dunque, ci sono dei pesci che possono annegare? Ebbene sì, ci sono rimasti al mondo due generi e cinque specie di pesci polmonati (in inglese Lungfish), ovvero dipnoi (a doppia respirazione: branchie e polmoni), i quali soprattutto nella fase adulta, hanno branchie insufficienti a tenerli in vita a lungo. La loro stirpe risale almeno al periodo Devoniano dell’era Paleozoica (!!), furono scoperti intorno alla metà dell’Ottocento, e i generi si chiamano Protopterus (africano) e Lepidosiren (sud americano).

Mentre è sopravvissuta una sola specie di Lepidosiren(Lepidosiren paradoxus) i Protopterus ancora viventi sono suddivisi in quattro specie:

Protopterus annectens (che sembra infischiarsi dell’interesse suscitato nei suoi riguardi da una domanda del genere. Colpa mia).

Queste cinque specie di pesci, se è loro impedito a lungo di respirare fuor d’acqua, annegano.

Esiste anche terzo genere dei Dipnoi, dettoNeoceratodus (australiano), che annovera una sola specie. Quest’ultimo pesce, però, non annega, ma al contrario muore se costretto a respirare con i soli polmoni.

Quindi bisogna distinguere quali specie di pesci sono inizialmente presenti nella vasca. Se tra i nostri pesci ci sono dei Protopterus e dei Lepidosiren è possibile che alcuni pesci anneghino. Anzi, in questo caso ci viene detto esplicitamente che ne annegano sette (legati al fondo, col naso tappato, oppure in vasca sigillata in modo che il pesce non possa affacciarsi alla superficie).

(ii) Pesci che scappano

Peraltro, i pesci polmonati in linea di principio potrebbero scappare. Per la fuga, tuttavia, punterei piuttosto sull’astuto pesce-gatto (Clarias batrachus, e altre specie simili, che possono stare per ore fuor d’acqua) (1).

Conclusione: i pesci rimasti nella vasca sono tra 14 e 21, a seconda di quanti dei defunti sono stati tolti. “Fuzzy logic”? (bisognerebbe assegnare delle probabilità ai numeri….)

Come si può immaginare, queste sei specie di Dipnoi (su circa 23000 specie di pesci) rivestono un interesse fuori dell’ordinario, in quanto si pensa rappresentino i più antichi tentativi di animali vertebrati di passare da una respirazione branchiale a una respirazione polmonare, epopea che avvenne circa quattrocento milioni di anni fa, quando la vita incominciava a colonizzare la Terra, ma non esistevano ancora le foreste delle grandi piante del carbonifero.

Malinconia del Paesaggio del Devoniano.

Una presentazione “popolare” della teoria dell’evoluzione basata proprio sui pesci polmonati ebbe una certa risonanza letteraria novant’anni fa: si tratta di “Kamongo – the Lungfish and the Padre” di Homer W. Smith, 1932.

L’autore, noto biologo, era agnostico e il suo uso della teoria dell’evoluzione per combattere le idee religiose mi sembra alquanto ingenuo.

Il libro però è interessante.

NOTA:

(1) Per queste sue doti il pesce gatto (nativo dell’Indonesia) è considerato una peste, ed è bandito ad esempio dalla Florida, il primo stato Americano che il pesce gatto invase: una leggenda è che sia evaso da un camion che lo trasportava tra le contee di Dade e di Broward intorno al 1965. In Giappone, invece, ha buona fama, e si dice che possa predire i terremoti.

Ma, per coloro che credono che, per un pesce in fuga dalla sua vasca, la morte sia il destino immediato, riporto un brano dal sito:

https://acquariofiliaconsapevole.info/pesci_clarias_batrachus.

“Oltre questo, se allevati in acquario (i pesci gatto) hanno una tendenza innata all’evasione dalla vasca, specie quando crescono, perché essendo specie migratorie hanno innato nel dna il senso di “spostarsi”… per cui andrebbero allevati oltre che in vasche belle capienti, dai 2 m di lunghezza in su, anche ben chiuse e con coperchio pesante, perché essendo anche belli robusti, se il coperchio è solo appoggiato lo solleveranno agevolmente.”

(Fonte Web Giacomo Cavallo)