MOMENTO CURIOSITÀ – DANTE ALIGHIERI 8 Gennaio 2021 – Posted in: Biografie, Lo Sapevi che – Tags: , ,

Quali sono alcune curiosità interessanti su Dante Alighieri e la sua opera più famosa quale la Divina Commedia?

Tieniti forte, si parte!

Il 29 maggio 1265 è il presunto giorno in cui Dante Alighieri nasceva. Definito “sommo poeta” dai più, e a ragione, padre della letteratura italiana, è noto e stimato in tutto il mondo. Ma a distanza di più settecento anni da questa data, sono ancora molti gli aneddoti, le curiosità e gli eventi che riguardano la sua incredibile vita, la sua persona e le sue opere, che in pochi conoscono. Dunque eccone qualcuno.

Partiamo dal suo aspetto fisico.

Di Dante Alighieri certamente non esistono fotografie. C’è però qualche ritratto (il più famoso, forse, riportato sui nostri libri di scuola ritrae il Poeta di profilo con indosso una veste rossa e la corona d’alloro) piuttosto fedele al suo reale aspetto. Una sua minuziosa descrizione l’ha lasciata Boccaccio nel suo “Trattatello in laude di Dante”.
Dante Alighieri era di statura media, ma la vecchiaia l’aveva reso curvo. Il volto lungo, gli occhi grandi, il naso aquilino, il labbo inferiore sporgente rispetto al superiore e mascelle pronunciate. Scuro di carnagione, aveva folti capelli neri e una barba ispida. Andava vestito sempre in modo77 distinto e adeguato alla sua età.

In moltissimi hanno notato i frequenti mancamenti che colpivano il protagonista della Divina Commedia in compagnia della sua guida, Virgilio (e in altri scritti). Quando la tensione emotiv7a era insopportabilmente intensa egli crollava a terra, privo di sensi.
Il primo che pensò potesse trattarsi di epilessia fu Cesare Lombroso, celebre antropologo dell’Ottocent7o. Un’interpretazione più moderna suggerisce invece che i sintomi di cui Dante soffriva, trasposti poi nelle sue opere, fossero riconducibili alla narcolessia. Pare infatti che la spossatezza fisica, l’intorpidimento e la necessità di riposarsi potrebbero essere chiari segni del disturbo narcolettico.

Una memoria prodigiosa

Si dice di Dante Alighieri che avesse davvero una memoria portentosa. Lo testimonia un piccolo aneddoto abbastanza noto, in cui cambia lo scenario ma le battute rimangono pressoché invariate. Un giorno, mentre il sommo poeta sedeva su un muricciolo, un uomo, vedendolo, volle mettere alla prova la sua proverbiale memoria. Così di getto gli chiese: “qual è il boccone più buono?”. E Dante, senza fare un piega, rispose: “l‘uovo“. Diverso tempo dopo, lo stesso uomo, incontrando di nuovo casualmente il poeta, gli domandò a bruciapelo: “con cosa?”. Allorché egli, impassibile, rispose: “con il sale“!

In realtà sembra davvero che Dante disponesse di tale dote. Ne è un chiaro esempio la complessa opera della Divina Commedia: un manoscritto mastodonticopieno di sottotrame e innumerevoli personaggi. Eppure è evidente uno schema di fondo che si ripropone, delle frequenti ripetizioni e il riproporsi di situazioni. Ciò si spiega attraverso le tecniche mnemonich7eche venivano insegnate all’epoca. La memoria allora, al contrario di oggi, veniva esercitata assiduamente per imparare a creare e fissare immagini. Ecco il perché di macroschemi, ripetizioni, richiami testuali e formule fonetiche e ritmiche presenti lungo tutta l’Opera dantesca.

Citazionismo dantesco

Non è affatto un caso che, almeno a noi italiani per ovvie ragioni, siano rimaste impresse numerose espressioni tratte dal suo capolavoro e spesso senza neanche saperlo. La sua influenza nella nostra cultur7a è stata così elevata che citiamoDante durante una conversazione quotidiana spesso senza neanche rendercene conto.

Usiamo “Nel bel mezzo del cammin di nostra vita” quando raccontiamo di un evento che accade in un certo momento e “Galeotto fu il libro…” per alludere alla nascita di una relazione amorosa. “Ahi serva Italia!” è diventata un nuova espressione per lamentarsi 7di una infelice situazione politica del Paese e, per inciso, sempre molto attuale. Come anche “senza infamia e senza lode” usata per riferirsi a qualcosa che non ha né difetti, né pregi. Perfino la forza politica del MoVimento 5 Stelle si è servita della chiusura della prima cantica (l’Inferno) della Divina Commedia e ne ha fatto il suo motto: “a riveder le stelle“.

La Divina Commedia

Non fu Dante a definire la sua semplice Commedia “divina”. Anzi, egli spiega nella Epistola XIII all’amico Cangrande della Scala, le ragioni che stanno dietro al titolo. Dunque sarebbe stato troppo arrogante e superbo da parte sua, sebbene fosse lontano dall’essere umile. Dante è nato sotto il segno zodiacale dei gemelli e, secondo le credenze astrologiche di una volta, i nati sotto questo segno avrebbero spiccate do7ti intellettuali e artistiche. E pare che lui ne fosse a conoscenza… Invece fu Boccaccio, noto ammiratore del poeta, a ritenere la sua opera magna talmente eccezionale da darle origini e caratteristiche divine. E così passò alla storia.

(Fonte Web Jordan Bellfort)