GRAMMAR MOMENT – GLI ERRORI PIÙ COMUNI – NE CONOSCI ALTRI? 1 Gennaio 2021 – Posted in: Grammatica – Tags: , , ,

Errori grammaticali più comuni: un elenco

Quali sono gli errori grammaticali più comuni in italiano? Prima di fare un elenco degli errori di grammatica più frequenti, mi sembra giusto iniziare con la definizione di grammatica.

La grammatica è una disciplina della linguistica. Il suo compito è quello di raccogliere le regole necessarie alla corretta costruzione delle frasi, dei sintagmi e delle parole. Il termine grammatica si riferisce anche allo studio di queste regole. Di norma, i linguisti non fanno rientrare nella grammatica le regole di ortografia, anche se spesso i manuali di grammatica includono tra le regole grammaticali anche quelle dell’ortografia e perfino le norme della punteggiatura.

Definito il contesto in cui ci muoviamo, andiamo ora a vedere quali sono gli errori grammaticali più comuni e insidiosi! Nessuno di noi può dirsene al riparo, nemmeno chi la scrittura la conosce bene perché ci lavora! Ecco allora un veloce ripasso di alcune regole di grammatica, per aiutarci a limitare quei gravi incidenti di percorso che sono gli errori grammaticali!

Errori grammaticali: un elenco dei più diffusi

Come usare correttamente l’accento? E come non sbagliare con l’apostrofo? Come evitare gli anacoluti? Queste sono solo alcune delle domande che troveranno risposta nelle righe sottostanti.

Parecchi errori grammaticali sono legati all’uso dell’accento. L’accento in italiano si mette in determinate circostanze. Con le parole polisillabe:
a) Quando l’accento cade sull’ultima sillaba (parole tronche). Per esempio: la virtù.
b) Quando il significato della parola varia a seconda della sillaba su cui l’accento cade. Per esempio: àmbito e ambìto.
c) Quando il significato della parola varia a seconda che l’accento sia grave o acuto. Per esempio: ésca e èsca.
Invece, per i monosillabi l’accento si mette quando:
a) Quando le parole terminano con un dittongo e potrebbero sembrare due sillabe: ciò, può, già, più. Però qui e qua non vogliono l’accento.
d) Quando le parole si devono distinguere da altre senza accento. Alcuni esempi: ché e che, dà e da; là e la.

Affatto significa interamente, del tutto. Perciò, è uno sbaglio che appartiene alla categoria degli errori grammaticali usare questo avverbio in senso negativo, quando non sia preceduto da negazione. Esatto è dire: “Non mi è affatto simpatico”. Ma questa stessa frase, senza la negazione (“Mi è affatto simpatico”), significa proprio il contrario, e cioè: “Mi è del tutto simpatico”.

Affinché e acciocché introducono proposizioni finali. Reggono sempre il congiuntivo. Un esempio: “Te lo spiego affinché tu possa evitare errori grammaticali”.

L’apostrofo è il segno dell’elisione o dell’apocope, ma mai del troncamento. Quindi è un errore di grammatica apostrofare un davanti a nome maschile che inizia per vocale. Si scrive quindi “un uomo” e “un animale”. Si può invece usare l’apostrofo con una davanti a un nome femminile che inizia per vocale, non correndo il rischio di commettere errori grammaticali.

Ci è una particella pronominale che significa a noi. Raramente, nel linguaggio familiare, può anche significare con lui, da lui: “Non ci parlo” oppure “Con lui non ci esco”. Perciò, rientra negli errori grammaticali usarlo nel significato di a lui, a lei, a loro. Non si dice “Ci dico” al posto di “Gli dico, le dico, dico loro”.

Codesto si usa solo quando si riferisce a una persona o a una cosa vicina a chi ascolta.

Dopo il con è meglio evitare l’articolo partitivo. Un esempio: “Esco con amici” e non “Esco con degli amici”. Non si tratta di veri e propri errori grammaticali, ma è meglio non usare quelle costruzioni.

Cosa nelle interrogazioni dirette o indirette si usa con il che. Un esempio: “Che cosa hai fatto?” anziché “Cosa hai fatto?”.

Vasto è il campionario degli errori grammaticali che vedono protagonista cui. Cui pronome relativo usato come complemento va sempre preceduto da preposizione. Non può essere adoperato né come soggetto né come complemento oggetto. Perciò può essere sostituito dalle forme composte del pronome relativo (il quale, la quale, i quali ecc.), ma mai da che. Per esempio: “Ho guardato il film di cui mi dicevi”, “Mi hai segnalato il calciatore di cui sei tifoso”, “Guarda la ragazza a cui Mario parla”.
Cui deve fare a meno della preposizione di, quando si trovi tra l’articolo e il nome a cui l’articolo si riferisce: “Il cui marito”, “La cui moglie”, “I cui cugini”.
Cui non si può riferire a un concetto o a un’intera proposizione. Un esempio: “Sei stato bravo, per cui ti regalo un biscotto” è un errore grammaticale. Bisogna dire: “Sei stato bravo, perciò ti regalo un biscotto”.

Per non incappare in errori grammaticali, egli, ella, lui, lei, loro si usano solo per le persone. Per gli animali o le cose vanno usati esso, essa, essi, esse.

Uno tra i più frequenti errori grammaticali: usare gli (che al singolare significa a lui) riferito a un nome di genere femminile (cioè nel senso di a lei, sempre singolare). In effetti, è grammaticalmente scorretto dire: “Ho incontrato Gabriella e gli ho parlato”.
Con lo, la, li, le e ne forma una parola unica: glielo, gliela, glieli, gliele, gliene. Gli si unisce poi come suffisso ai verbi, come per esempio: “spiegargli” o “dirgli”.

Uno degli errori grammaticali più comuni è dire “A gratis”. Si deve usare gratis e basta.

L’aggettivo grande si può troncare in gran davanti a una consonante che non sia s impura, z, x, gn, ps. Davanti a vocale non si tronca, ma si può elidere: “Un grand’uomo”.

Non appartiene strettamente agli errori grammaticali più gravi, ma occorre comunque fare attenzione: invece è inutile usato dopo mentre.

Quando si dà del lei a qualcuno, i verbi devono concordare col pronome di terza persona, ma gli aggettivi e i participi devono seguire la persona reale. Un esempio: “Mi hanno spiegato, professore, che Lei è bravissimo a scovare errori grammaticali”.
La stessa concordanza vale con i titoli, per esempio Eccellenza, Maestà, Santità. Però, in questi casi, è ammessa anche la concordanza col titolo anziché con la persona reale. Un esempio: “Sua Santità fu benevola con quell’uomo”.

Frequenti errori grammaticali riguardano il pronome loro usato con le preposizioni di e a. Quando il soggetto è plurale, questo pronome può sostituire sé: “I bambini si alzano dal letto da sé”. Nella lingua parlata, spesso si usa loro come soggetto (“Loro ci andranno”) oppure quando si trova dopo il verbo (“Lo faranno loro”). Non si dice mai “il di loro” o “la di loro”, ma “il loro” e “la loro”.

Spesso, gli errori grammaticali sono frequenti anche nell’uso del pronome lui. Il pronome lui si usa impropriamente come soggetto nel parlare quotidiano, o quando vi sia opposizione tra due soggetti, o quando il soggetto sia posto dopo il verbo: “Lui dice di no, ma io dico di sì”, “Lo capirà lui”. Bisogna poi evitare di dire “il di lui”.

Ma è una congiunzione avversativa. Nel linguaggio parlato, spesso la si rafforza spesso con però. Tuttavia, questo è un errore grammaticale, perché le due particelle hanno lo stesso significato. Quindi, basta il solo ma o il solo però.

Uno degli errori grammaticali più comuni in molte regioni è mettere l’articolo davanti ai nomi propri maschili. Essi non ne hanno bisogno, se non quando:
a) sono al plurale: gli Scipioni;
b) sono accompagnati da aggettivo: il grande Michelangelo;
c) sono il titolo di un’opera d’arte o letteraria: l’Amleto;
d) stanno al posto dell’opera d’arte di un autore: un Caravaggio.

Punto, usato come avverbio nel senso di affatto, rafforza la negazione, ma è un errore grammaticale usarlo senza negazione, come: “L’ho veduto punto” va sostituito con “Non l’ho veduto punto”.

Uno degli errori grammaticali più frequenti è l’accento su qua: qua non va accentato.

Analogamente a quanto detto appena sopra, fa parte degli errori grammaticali più comuni anche l’accentare qui: qui non vuole l’accento.

Qual non si apostrofa mai, nemmeno davanti a nome femminile che inizia per vocale, perché anche in questo caso si tratta di troncamento e non di elisione.

sé si riferisce solo al soggetto della proposizione; in tutti gli altri casi deve essere sostituito da lui, lei, loro. Quindi si dovrà dire correttamente: la mamma lo voleva con sé; erano come fuori di sé, oppure la mamma voleva che Carlo andasse a stare con lei.

Altri superlativi irregolari che spesso creano errori grammaticali: acre fa acerrimo, aspro fa asperrimo, celebre fa celeberrimo, integro fa integerrimo, misero fa miserrimo, salubre fa saluberrimo. Inoltre, benefico, magnifico e munifico fanno irregolarmente beneficentissimo, magnificentissimo e munificentissimo.

Tal non si apostrofa mai, nemmeno dinanzi a nome femminile cominciante per vocale, perché anche in questo caso si tratta di troncamento e non di elisione.

Questi a mio giudizio sono alcuni degli errori grammaticali più comuni nella lingua italiana.

Conoscevi già tutte queste regole della grammatica? Secondo te, esistono altri gravi errori grammaticali che non sono presenti nel mio elenco? Lascia un commento per indicare quali sono eventualmente!

(Fonte https://www.comunicaresulweb.com/scrittura/errori-grammaticali/)